Ieri mattina, nella splendida cornice di Palazzo Labia a Venezia, nel corso degli Stati generali dell’informazione Veneta, ho ribadito che l’Editoria italiana ha subìto gli effetti durissimi della recessione e della rivoluzione digitale. Due macro-cause che hanno piegato e profondamente cambiato il settore, insieme anche al drastico calo della contribuzione pubblica.
Abbiamo affrontato tale situazione straordinaria innanzitutto innovando nel metodo, chiamando tutti gli attori della filiera a progettare insieme a noi un percorso di sostegno all’innovazione e di contrasto alla crisi. Il primo risultato è la norma inserita nella legge di stabilità, che punta su innovazione, giovani, ammortizzatori e uscita. Ma dopo questa legge, ci sarà bisogno di un ulteriore intervento normativo che affronti gli altri punti dell’intesa raggiunta ad agosto. Ad esempio, quello controverso del diritto d’autore. Se ne parla in tutto il mondo, altri Paesi hanno già fatto un intervento normativo, ora dobbiamo farlo anche noi. Il rispetto delle regole vale per tutti, anche per chi fa un lavoro prezioso e importante come i motori di ricerca.
Ci sarà dunque una norma che preveda, innanzitutto, il riconoscimento del diritto d’autore, il rinvio a un accordo tra le parti obbligatorio, in mancanza del quale arriverà l’intervento sostitutivo dell’Agcom. Insieme ad altri interventi che riguardano l’intera filiera. Per esempio quello sulla liberalizzazione delle edicole, che noi vorremmo sospendere per difendere il presidio di democrazia che le trentamila edicole italiane rappresentano sul territorio. O quello sul decreto attuativo dell’equo compenso, su cui, soprattutto i giovani, lanciano grida di dolore ripetute. Anche qui ho chiesto alle parti di sedersi a un tavolo ma siccome il tempo passa e l’accordo non si trova non posso non intervenire: questo provvedimento va attuato, dobbiamo fare qualcosa, perché non è possibile tale situazione, è una questione di civiltà, di rispetto della qualità del lavoro giornalistico.
Sarà sufficiente tutto ciò per rilanciare l’Editoria? No. Ma è una prima risposta dopo anni di arretramenti. Dopodiché c’è bisogno che l’Editoria italiana si munisca di un progetto, di un piano straordinario. La domanda di informazione cresce e si rivolge verso l’informazione gratuita, entrata ormai nella cultura soprattutto tra i giovani, ma cresce anche la domanda di approfondimento, di informazione di qualità. Su queste basi, l’intero sistema deve essere protagonista di una nuova fase. La rivoluzione digitale è già in atto, spetta a noi decidere se vogliamo governarla.