“La rinascita di Castel Volturno passa soprattutto per il rispetto delle leggi da parte di cittadini residenti e immigrati“. Nel giorno in cui a Castel Volturno, in provincia di Caserta, al chilometro 43 della Statale Domiziana, si commemorano le sei vittime africane trucidate la sera di sei anni fa dal killer del clan dei Casalesi Giuseppe Setola e dai suoi sicari, non è un politico ad indicare la ricetta per salvare il litorale, ma il sostituto procuratore della DDA di Napoli Cesare Sirignano, pm del processo per la strage conclusosi in Cassazione nel gennaio scorso con quattro ergastoli ed una condanna a 23 anni.
“Agli immigrati – ha aggiunto il pm antimafia di Napoli – dico di isolare i delinquenti, agli italiani di non protestare contro l’illegalità se poi sono loro i primi ad alimentare questo circuito affittando senza contratto le proprie ville a tanti stranieri che vivono in un degrado assoluto“. Assenti, alla cerimonia organizzata dal Centro Sociale Ex Canapificio, sede del Movimento dei Migranti e dei Rifugiati di Caserta, parlamentari e altri esponenti politici, assenti anche i sindacati; con Sirignano sono presenti solo i rappresentanti delle istituzioni territoriali e di governo: c’è il prefetto di Caserta Carmela Pagano, il sindaco della cittadina domiziana Dimitri Russo insieme al presidente del consiglio comunale di Casal di Principe Amedeo Capasso in rappresentanza del sindaco Renato Natale; c’è il questore Giuseppe Gualtieri, il quale spiega “solo una piccolissima percentuale degli immigrati che vive a Castel Volturno è dedita ad attività illecite“.
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