Ho letto Conversazione su Tiresia a Milano, in parte, e in aereo sul volo di ritorno per Pescara. L’ho letto per ascoltare la voce di Camilleri. Si, mentre leggevo, mi sforzavo di leggere, nella mia mente, con la sua voce e ci sono riuscito. All’inizio ho chiuso gli occhi per immaginare, o meglio ricordare, la scena iniziale dello spettacolo di Siracusa che avevo visto in televisione.
«Al centro della scena c’è solo una poltrona rustica con accanto un tavolinetto.
All’inizio dello spettacolo si ode dall’esterno una musica di flauto, poco dopo entra in scena il flautista seguito da una decina di bambini che fanno chiasso, giocano, ridono e suonano le matroccole.
Dietro ai bambini entra Tiresia, accompagnato da un giovinetto che lo guida sino alla poltrona. Una volta che Tiresia si è seduto i bambini e il flautista escono. Resta solo il giovinetto seduto a terra accanto a Tiresia. Parte la musica dei Genesis. Dopo un minuto Tiresia comincia a parlare».
Ho impiegato qualche minuto prima di iniziare a leggere, il tempo giusto per connettermi emotivamente con Andrea Camilleri. E quei minuti li ho impiegati anche per ringraziarlo. Per le belle ore trascorse in compagnia della sua scrittura. Della sua ironia. Della sua testimonianza politica. Del commissario Salvo Montalbano.
Poi, all’improvviso, mentre ripensavo a Il birraio di Preston, il primo romanzo di Camilleri che ho letto, irrompe nella mia mente la sagoma inconfondibile di Rosario Fiorello che imitando Camilleri dice, «Ho smesso di fumare…da dieci minuti…». Con quella voce identica eppure diversa. E quella tristezza che poco a poco si stava impossessando di me è svanita come per incanto. Ho riaperto gli occhi e ho ricominciato a leggere.
«Ma sempre nei primi anni di questo, per me felice, Novecento una scrittrice inglese, Virginia Woolf, ispirandosi totalmente alla mia vicenda, ripercorre in modo preciso la mia vita e ne scrive un capolavoro assoluto intitolato Orlando.
Il romanzo non ha tempo, o almeno la durata della vita del personaggio, del mio personaggio, è lunga secoli. La narrazione inizia infatti ai tempi di Elisabetta I, di cui orlando è innamorato non ricambiato, mentre nella seconda parte, che si svolge proprio nel Novecento, orlando è una donna.
Io, questa finzione romanzesca l’ho vissuta sulla mia pelle e vi posso quindi assicurare che la grandezza della Woolf consiste soprattutto nel riuscire a rendere la completa diversità dei pensieri di Orlando, da quando è maschio a quando è femmina».
Dunque Virigina Woolf e poi ancora Cesare Pavese, Omero, T.S. Eliot, Pier Paolo Pasolini, Primo Levi e l’orrore della Shoah. Grazie Andrea Camilleri, che sia romanzo, saggio o divertissement, è sempre un piacere leggerla. Sempre lo sarà.