“Ci vorrebbe una pena esemplare”.
E’ la frase che ricorre più di frequente quando ci si trova di fronte a un crimine efferato come l’uccisione di un bambino.
Però bisogna riflettere sul significato della parola “esemplare”.
Pena esemplare per chi?
Per il colpevole del delitto?
Se la pena fosse un deterrente ne basterebbe la certezza per scoraggiare chiunque.
In realtà una pena “esemplare” servirebbe solo immaginando un maniaco che un domani stia a valutare razionalmente se commettere o meno una mostruosità analoga.
Un maniaco che al momento del delitto pensi: “L’altro maniaco è stato squartato vivo, meglio che mi fermi se non voglio fare la stessa fine”.
Senza contare che l’idea stessa di aggravare una pena per “dare un esempio” è contraria a qualsiasi logica di giustizia, fermiamoci a riflettere: è credibile che un maniaco abbia uno scrupolo del genere?
Chiedere una pena esemplare è un istinto.
Un istinto che si può ben capire se nasce nei genitori del bambino.
Ma che lo Stato di diritto non può mai condividere o tollerare.