Caro Roberto Saviano, quando ho letto la tua intervista su Repubblica ho pensato: oh, no! Questi hanno messo in pagina una roba di cinque o sei anni fa. Ho pensato ad un infortunio della redazione del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari.
La tua analisi su una Napoli senza futuro è vecchia. Non risponde alla realtà. Non conosci più bene Napoli. Non la vivi da dentro da dieci anni. O meglio, o peggio, la vivi troppo attraverso i verbali di arresto dei carabinieri, gli interrogatori dei magistrati, le lamentele giuste di amici, gli sproloqui dei giornalisti onniscienti che Napoli non l’hanno vista manco da una cartolina, qualche chiacchierata con questo o quel pm che a Napoli obiettivamente si fanno il mazzo per tenere Napoli pulita da certa feccia umana.
Questo pezzo di Stato, quello che elimina la monnezza umana dalla circolazione per le strade della città funziona alla grande. Ma funziona così bene che stanno facendo un casino. I criminali li arrestano tutti. Li sbattono in galera. Non c’è camorrista che commetta reato grave (tipo l’omicidio, il traffico e lo spaccio di droga, le estorsioni) che non finisca in galera o sotto terra per mano del suo nemico.
Pensa che, dicono gli studiosi, quelli bravi, non i giornalisti, che la risposta dello Stato a Napoli in termini di repressione è così efficiente, così di qualità eccellente che decapitando le varie famiglie mafiose con l’arresto dei padrini e la sottrazione dei patrimoni accumulati illecitamente, li costringe a selezionare continuamente nuova classe dirigente criminale. Ed è evidente che a furia di arrestarli oramai siamo diventati la città dei boss bambini.
E la colpa, per paradosso, è dello Stato efficiente, che costringe la camorra ad una selezione continua di classe dirigente non con bandi pubblici per titoli ed esami ma con le pistole e l’eliminazione di chi può diventare il capo. Fa ridere ma è così. A Napoli, al Sud, manca l’altra faccia dello Stato, manca la politica, manca chi dovrebbe occuparsi di lavoro, infrastrutture morali e materiali, valorizzare il territorio, smetterla di spedire solo soldi a cazzo, progetti per restituire davvero al Sud il ruolo che gli compete nella storia di questo Paese. Se vuole essere unito. L’altro giorno e nei giorni a seguire ci siamo occupati tutti della Salerno-Reggio Calabria.
Il 22 dicembre (dopo una sessantina di anni e 8 miliardi di euro spesi male) sarà inaugurata. L’ha deciso il premier Matteo Renzi. È probabile che lo faccia davvero. Non so in quali condizioni di efficienza ce la darà. Ma metterà un punto. Dirà: avete l’autostrada. Ma poi? I treni? L’alta velocità? La metropolitana d’Italia, dov’è? Si ferma a Napoli. I collegamenti marittimi? Il trasporto su ferro locale? Le aree industriali dismesse, chiuse, abbandonate dove percepisci davvero l’abbandono, la miseria, il degrado? E le campagne abbandonate perché giovani figli di agricoltori se ne vanno al Nord o nel Nord Europa? Vedi, la realtà del Sud e di Napoli, perché nel bene e nel male Napoli rappresenta il Sud, è molto più complessa di come la raccontiamo. Io so che sei in buona fede sempre e so anche che certe sparate le fai per tenere alta l’attenzione. Però sul futuro e sulla speranza per Napoli e di Napoli sbagli. Napoli, dice un cardinale, è sangue, fede e speranza.
Sulla fede non ho i numeri per esprimermi, sul sangue e sulla speranza credo si possa andare d’accordo. Caro Roberto dal sangue che si è versato, e tu sai anche quanto sangue innocente, si sta cercando di costruire la speranza in una città migliore. Ci sono mille segnali positivi che si possono cogliere.
A parte quelli che conosciamo e che non voglio ripeterti delle associazioni e delle cooperative che mettono a reddito i beni tolti ai mafiosi, i sindaci coraggiosi, gli imprenditori eroi che continuano a credere nel territorio, gli agricoltori che difendono terre e prodotti da marchi di infamia eredità della camorra casalese avvelenatrice. Ma ci sono I teatri aperti. Le sperimentazioni del Mercadante. La bellezza del San Carlo. I cinema, i cineforum. I luoghi di cultura che sono di nuovo vivi. Musicisti bravissimi che abbisognano di luoghi per esprimersi.
Potrei dirti molte cose positive ma le conosci. Napoli e i napoletani che combattono per amore di questa città hanno bisogno di essere incoraggiati. Napoli è la loro città. Napoli non è proprietà di camorristi, politici corrotti o arroganti o incapaci, giornalisti strabici o narratori di pregiudizi.
Ecco, te lo dico da napoletano a napoletano: occorre avere certo una morale ma anche tenere su il morale di una Napoli che è maggioranza e che sta lavorando per cambiare le cose. Mi dirai: guarda tra chi dovranno scegliere il futuro sindaco a maggio. Sceglieranno come nel resto d’Italia: in attesa del meglio, prenderanno il meno peggio.
Credimi Roberto, sulla politica e sulla classe dirigente napoletana hai mille ragioni, sui napoletani che vogliono cambiare e che si organizzano per farlo credo tu debba fare qualcosa per capirci di più e meglio e per aiutarli. Con stima.
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