Vincenzo De Luca ha rilasciato un’intervista a Panorama nella quale dichiara che Roberto Saviano “la camorra se la inventa, altrimenti resta disoccupato”.
A parte la tristezza che queste dichiarazioni suscitano in confronto della devastazione umana, civile ed economica che la criminalità produce sul nostro territorio, stupisce la superficialità che denotano.
Eppure De Luca qualche tempo fa, intervistato da una tv salernitana locale in merito alla tematica della sicurezza, affermava l’importanza di “tenere alta la guardia. Non dobbiamo dimenticare che siamo a cinquanta chilometri da Secondigliano, da Scampia, da Casal di Principe.”
All’epoca, era consapevole dell’esistenza delle criminalità organizzata, pare. Tanto da alimentare il pregiudizio secondo il quale alcune aree della Campania, tra cui il mio quartiere, sarebbero completamente dominate da ignoranza e criminalità.
Pregiudizio che a Scampia continuiamo a vivere sulla nostra pelle. Di tanto in tanto, ad esempio, qualcuno avanza ancora la proposta di far chiudere la nostra stazione metropolitana (che, peraltro, è un cantiere a cielo aperto da dieci anni), onde evitare la migrazione di “teppistelli” e “criminali” verso le zone bene della città il sabato sera.
Possibile che il neo-governatore, che pure è politico di mestiere, collegato ad una tradizione politico-culturale antimafia gloriosa, non riesca a cogliere nella nostra realtà di oggi il fenomeno camorristico?
Possibile che non sappia che la criminalità da noi ha trovato storicamente spazi sociali da occupare perché la politica non ha saputo (o voluto) governare i territori procurando opportunità di crescita, di sviluppo, di cultura … nell’ambito della legalità democratica?
Caro Governatore, la camorra non è frutto d’invenzione, non è il personaggio principale di un bestseller.
Negare la sua esistenza è negare la sofferenza della nostra terra che annaspa.
Vale la pena farlo solo per il piacere della polemica?