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Carissimo Matteo Renzi, l’Italia e il Pd devono ripartire dal Mezzogiorno
27 Ott 2017 16:09

Pubblichiamo la lettera che il presidente del gruppo dei Socialisti & Democratici al Parlamento Europeo, Gianni Pittella, ha scritto al segretario del Pd Matteo Renzi in occasione della conferenza programmatica del partito in programma fino a domenica a Portici.

Caro Matteo,

la Conferenza programmatica di questi giorni è una grande occasione per definire le nostre proposte per l’Italia che vogliamo. E’ giusto che il confronto si faccia sulle idee e sulle proposte concrete perché solo unendo visione e concretezza potremo continuare a cambiare l’Italia.

Sfortunatamente, non potrò essere presente alla Conferenza poiché, di ritorno dalla sessione plenaria di Strasburgo, partirò per una importante missione di una settimana in Argentina, Uruguay e Cile. Ci tengo però a portare il mio contributo su due temi che mi stanno particolarmente a cuore: il Mezzogiorno e l’Europa.

Scegliere Portici e il Mezzogiorno per la nostra conferenza non è una scelta casuale. L’Europa rischia infatti di essere indebolita da due grandi fratture: una divisione territoriale fra regioni sempre più ricche e territori sempre più poveri ed una divisione sociale fra cittadini più istruiti dotati di strumenti adeguati per affrontare un mondo ormai globalizzato e i cittadini che vivono in un contesto svantaggiato, più vulnerabili quindi al cambiamento.

Il nostro Mezzogiorno rischia di subire entrambe le fratture. Da questo punto di vista, credo che il nostro partito debba guardare con attenzione alle spinte che stanno attraversando la Spagna ma anche il nostro Paese.
Non c’è nulla di male a volere più autonomia. Sono un sostenitore di una Europa federale in cui ad ogni regione vengano riconosciuti spazi di autonomia. Ma bisogna fare attenzione a non distruggere il principio fondamentale della solidarietà. E, da questo punto di vista, sia nel caso catalano che in quello del lombardo-veneto, mi preoccupa vedere che il cuore delle rivendicazioni riguardi soprattutto la fiscalità. Redistribuire risorse dalle regioni ricche e a quelle più povere non è un atto di beneficienza ma il fondamento del patto di cittadinanza.

La battaglia che nel nostro Paese dobbiamo fare non è quindi togliere a chi ha già meno. Al contrario, deve affermarsi il principio di responsabilità, bisogna cioè mettere il Mezzogiorno nelle condizioni di prendere in mano il proprio destino. Il nostro partito deve lanciare un piano a sostegno del Mezzogiorno. Bisogna passare dalla logica “io ti do di meno e in cambio ti chiedo di fare meno e peggio” a quella per cui lo Stato centrale redistribuisce il giusto e in cambio richiede il massimo in termini di efficienza e di risultati. Il Partito democratico deve battersi per un nuovo Patto per l’Italia fondato su un piano di investimenti mirati per il Mezzogiorno che sia però vincolato a progetti concreti e rendicontabili.

La risposta principale alle nuove fratture che dividono il nostro continente può venire soltanto dall’Europa stessa. Il Partito democratico è la principale forza europeista del nostro continente. Per questo, è necessario che riprenda con forza la battaglia per una Europa unita. Elezione diretta del presidente della Commissione, liste uniche europee, una nuova governance economica più democratica: sono questi i pilastri attorno ai quali dobbiamo ricostruire il progetto europeo nei prossimi mesi. Sarà anche necessario continuare a battersi contro l’austerità, archiviando il fiscal compact e puntando su grandi politiche di investimento sul sapere e la formazione.

Nelle ultime settimane il Parlamento europeo ha approvato importanti misure per rispondere ad alcune fra le principali preoccupazioni dei nostri cittadini. Penso in particolare all’immigrazione. Approvando la riforma del sistema di Dublino, il Parlamento si è schierato per il superamento del famigerato principio del “primo Paese di arrivo” secondo il quale spetta al primo Paese in cui arrivano i richiedenti asilo prendersi carico delle loro richieste. Insomma, qualcosa si muove a Bruxelles e questo è merito del gruppo dei Socialisti e Democratici e del Partito democratico. Tutti insieme ora dobbiamo lavorare per il cambiamento in Europa e per un´Italia più unita. Insieme possiamo e dobbiamo vincere le elezioni del 2018.

Un caro saluto


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