Per accedervi occorre camminare per circa un’ora attraverso un sentiero di lecci e ginepri.
E’ l’unica spiaggia a numero chiuso d’Italia. Si chiama Cala Biriola, ed è un piccolo lembo di terra, sulla costa orientale della Sardegna, caratterizzato da una sabbia bianchissima, bagnata da un mare cristallino, al quale si accede dopo aver attraversato per circa un’ora di cammino un sentiero di lecci e ginepri.
Nulla di nuovo, – specie in Italia, dove simili bellezze paesaggistiche sono frequenti, vista la particolare conformazione del territorio e una elevata biodiversità che ben si prestano alla realizzazione di scorci unici, vere e proprie opere d’arte -, se non fosse altro che tali bellezze sono spesso fonte di richiamo per un turismo, il più delle volte sovradimensionato, che spesso è causa di danni.
A causa di ciò, il sindaco, il comune e gli operatori turistici si sono visti costretti a “fermare l’assalto alla perla” definendo delle fasce orarie in cui è possibile accompagnare i turisti fino alla spiaggia. A Cala Biriola dunque i controlli ormai sono rigidissimi, i bagnanti si contano allo sbarco e possono accedere in non più di 300 (limite imposto) ma, nonostante tutte le accortezze non è facile bloccare tutti gli escursionisti che si muovono per conto proprio o quei gommoni o barconi che salpano di continuo dal porto di Cala Gonone o da quello di Santa Maria Navarrese.
Due tra gli operatori addetti al controllo degli sbarchi fanno sapere che “nessuno protesta perché tutti hanno capito che il numero chiuso ha il preciso scopo di tutelare questo patrimonio”. “Il nostro compito – chiosano – non è soltanto quello di contare tutti quelli che arrivano, ma di spiegare quali sono le regole da rispettare e anche le ragioni per le quali è necessario limitare gli accessi”.