«La bellezza è l’unica cosa contro cui la forza del tempo sia vana». Le parole di Oscar Wilde dovrebbero fare da cornice al Rapporto Ecomafia 2013, presentato ieri da Legambiente, a Roma.
Perché se non il tempo, se non i secoli trascorsi sulle nostre città hanno deturpato con la costanza dei giorni i palazzi, le piazze, i luoghi in cui viviamo, ci sono riusciti i clan. Le mafie, e quella calabrese tra tutte, hanno soffocato non solo la nostra libertà – economica, civile, politica – ma ci hanno privato persino della bellezza quotidiana.
I numeri, purtroppo, sono chiari, un epitaffio in cifre sulla Calabria: la prima regione d’Italia per presenza dei clan attivi nel settore ambientale, con ben 95 affiliati, con una prevalenza dei delitti contro la fauna e l’abusivismo. È qui che sono stati accertati 3.450 reati, il 10,1% di tutti quelli compiuti sul territorio nazionale. Le infrazioni sono state, nello scorso anno, infatti, 34.120. 93,5 reati al giorno, 4 reati all’ora. Una guerra, vera, contro l’ambiente. Una guerra sempre più violenta. A causa, sottolinea Legambiente, della crisi economica.
Ho avuto più volte modo di ripeterlo, colgo l’occasione per farlo una volta in più, sostenuta dalle considerazioni del Rapporto Ecomafie. La crisi che stiamo attraversando non riguarda solo la ricchezza materiale, ma ci impoverisce anche sul piano umano. Abbiamo perso la fiducia – nell’economia, nella politica, nel nostro futuro comune – perdiamo ogni giorno un pezzetto di speranza. La povertà che ci affligge non è solo dei denari, ma dei sentimenti. Oggi, infatti, attesta Legambeinte, non proviamo più amore per la nostra terra. «Con il Paese in crisi – ha spiegato il curatore del dossier Enrico Fontana – gli illeciti ambientali aumentano.
Il mercato del mattone legale crolla, quello illegale aumenta, siamo passati dal 9% del 2006 al 16,9% del 2013». Percentuali che, purtroppo, non sorprendono perché le «palazzine da vendere a turisti stranieri, i residence e i villaggi mal gestiti e mal collegati» descritti nel Rapporto sono là, spesso sulla costa, segni tangibili di una Calabria sconfitta, cicatrici impietosamente doloranti.
Lo è sempre stato, quindi, ma oggi è ancora di più il momento di agire e di intervenire. Il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando l’ha voluto ricordare: «La vera piattaforma per combattere la criminalità penso oggi debba essere la Calabria che insieme all’area di Caserta, la cosiddetta Terra dei Fuochi, ha bisogno di un segnale forte di presenza dello Stato». E se qualche provvedimento è stato preso – è stato, per esempio, istituito presso il Ministero un nuovo gruppo di lavoro con il compito di riordinare le sanzioni in materia ambientale – credo sia il tempo di agire in prima persona, come politici – e quindi dotati di uno strumento organizzativo in più per intervenire – ma anche come cittadini. Possiamo scegliere se essere omertosi, e fingere non vedere il degrado – ma faremmo, così, un torto ai nostri figli -, oppure possiamo decidere di operare per limitarlo e contrastarlo. Io voglio fare, “I care” – me ne prendo cura. Io non voglio rassegnarmi a una Calabria in rovina.
Come referente nazionale di Scelta Civica per Terzo Settore, quindi, mi rivolgo a tutte le associazioni ambientali, a partire da quelle della Calabria. Perché è la mia terra, perché da qui, dal luogo del martirio ambientale, può e deve partire la rivoluzione della bellezza. Scriviamo insieme un documento di idee per la lotta alle ecomafie. Me ne farò promotrice presso il nostro gruppo parlamentare. Nei prossimi giorni condivideremo tempi e modi dell’operazione, che non vuole essere di partito, né di parte, ma aperta a tutti. Un atto per il bene ambientale comune.
La bellezza non può essere sconfitta dal tempo. Ma potrà invece diventare la nostra grande opera quotidiana.
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