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Roberto Mancini, il fuoriclasse dell’Italia

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di Oscar Buonamano

«Se stessi con un vestito bianco a un matrimonio e arrivasse un pallone infangato, lo stopperei di petto senza pensarci», sono parole del più grande calciatore di tutti i tempi, passati e futuri, Diego Armando Maradona. Parole che esprimono, come meglio non si potrebbe, la passione per il gioco del calcio e il sentimento che prova chiunque ami questo sport quando vede rotolare davanti ai propri piedi un pallone.

Ed è esattamente ciò che è successo a Roberto Mancini, il commissario tecnico della nazionale italiana, nel corso dell’ultima partita degli azzurri.

La palla è nel cerchio di centrocampo tra i piedi del centrale difensivo del Galles che prova a cambiare gioco per la sua squadra con una lunga apertura alla sua sinistra per servire un compagno di squadra posizionato sulla linea di fondo in corrispondenza della panchina italiana.

Mancini segue la partita in piedi, al limite dell’area tecnica riservata agli allenatori ed è poco distante dalla linea di fondo.

Guardando la traiettoria del pallone capisce che sarà troppo lunga per il calciatore del Galles e, istintivamente, comincia ad arretrare verso la sua panchina. Arretra e guarda il pallone, poi con un gesto tanto naturale quanto elegante colpisce la palla di tacco smorzandone la corsa.

Sarà il gesto tecnico più bello di tutta la partita, un colpo da fuoriclasse.

Fuoriclasse lo è stato da calciatore, fuoriclasse si sta dimostrando anche come allenatore.

Fu acquistato per 700.000 lire dal Bologna quando aveva solo tredici anni e si trasferì da Jesi a Bologna. A 17 anni l’esordio in prima squadra e in serie A. Un predestinato che ha riscritto la storia sportiva della Sampdoria portandola a vincere uno storico scudetto e sfiorando la vittoria in Coppa dei Campioni, sogno svanito nella notte del 20 maggio 1992 a Wembley contro il Barcellona.

Dopo 15 anni nella Sampdoria, tre anni alla Lazio ricchi di vittorie e soddisfazioni.

Uno scudetto, la Coppa delle Coppe, una Supercoppa UEFA, due Coppe Italia e una Supercoppa italiana.

Avrebbe potuto giocare nella Juventus, nell’Inter o nel Milan, nelle squadre che solitamente vincono in Italia, ma scelse di restare alla Sampdoria e di provare a vincere a Genova. E ci riuscì.

A 35 anni smette con il calcio giocato e siede in panchina come secondo di Sven-Göran Eriksson alla Lazio. Poi allenerà Fiorentina, Inter (due volte), Manchester City, Galatasaray, Zenit San Pietroburgo e oggi la nazionale italiana.

Anche da allenatore le vittorie sono tante.

Una Coppa Italia con la Fiorentina e una con la Lazio, tre scudetti, due Coppe Italia e una Supercoppa italiana con l’Inter in Italia. Un campionato inglese, una Coppa d’Inghilterra e una Community Shield con il Manchester City. E infine una Coppa di Turchia con il Galatasaray.

Alla guida della nazionale italiana con 30 partite consecutive senza sconfitte, ha eguagliato il record di Vittorio Pozzo.

Un fuoriclasse anche in panchina.

Non ha mai avuto la grande stampa sportiva dalla sua parte, né da calciatore, tantomeno da allenatore. Anche oggi continua ad essere così perché dopo la serie incredibile di risultati positivi che sta conseguendo la nazionale italiana, non si leggono lodi all’allenatore. Si tende a sminuire il valore di queste vittorie attribuendole allo scarso valore degli avversari.

Sbagliarono a non esaltarlo da calciatore, sbagliano a non esaltarlo da allenatore della nazionale italiana.

Dopo il disastro sportivo di Gian Piero Ventura, sembrava un’impresa impossibile risollevare le sorti della nazionale italiana. E invece Roberto Mancini da Jesi ci è riuscito.

La sua nazionale gioca un bellissimo calcio e, soprattutto, vince.

Non sappiamo come proseguirà il cammino degli azzurri in questi campionati europei, sappiamo però che fino ad oggi ha vinto tre partite su tre e ha divertito i tifosi.

È un grande allenatore e vincerà anche con la maglia azzurra. Basta dargli tempo e fiducia totale come fece Paolo Mantovani alla Sampdoria. Riscrisse, insieme ai suoi compagni di squadra, la storia calcistica di quella squadra; oggi è pronto per arricchire la bacheca della squadra di tutti gli italiani.

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Oscar Buonamano
Tags: sport