Il calcio italiano prima dell’avvento di Arrigo Sacchi è sempre stato identificato con un modulo, spesso, vincente: catenaccio e contropiede.
Certo anche prima dell’arrivo del mago di Fusignano c’erano stati allenatori che avevano introdotto nuovi concetti di gioco e con quelli avevano anche vinto.
Primo fra tutti Fulvio Bernardini che vinse lo scudetto con la Fiorentina e il Bologna sconfiggendo, in quello che rimane l’unico spareggio disputato per aggiudicarsi il campionato italiano, l’Inter euromondiale di Helenio Herrera.
Corrado Viciani e il suo «gioco corto» della Ternana del 1970 che possiamo definire, oggi a distanza di cinquant’anni, antesignano del Tiki-Taka di Pep Guardiola.
La zona totale di Luis Vinicio con il Napoli dei primi anni Settanta e quella più compassata ma vincente di Nils Liedholm della Roma tricolore del 1982.
Il Torino scudettato di Gigi Radice del 1976 che aveva in Claudio Sala, Ciccio Graziani e Paolo Pulici il più bel trio di attacco di quegli anni.
Poi irrompe sulla scena calcistica italiana e mondiale Arrigo Sacchi da Fusignano che rompe definitivamente gli schemi e traghetta il calcio italiano, tutto, verso nuovi lidi.
Dominare sempre la partita, puntando su una difesa fortissima, Tassotti, Costacurta, Franco Baresi e Paolo Maldini, ma accentuando la valenza offensiva della squadra. Il Milan di Sacchi fu la prima squadra italiana capace di imporre il proprio gioco anche in Europa e contro grandi squadre come solo l’Olanda di Rinus Michels aveva saputo fare prima.
E veniamo ad oggi, all’Europeo che inizia domani 11 giugno con la partita Italia-Turchia.
La nazionale italiana di Roberto Mancini è una buona squadra con calciatori di talento tutti utilizzati nella posizione migliore e non poteva essere altrimenti conoscendo il passato calcistico di Mancio.
Una squadra che ha stabilito molti record positivi facendo di Mancini, indipendentemente dall’esito della prossima competizione, uno dei migliori allenatori della nazionale.
La forza di questa squadra è la capacità di cercare il gol attraverso il gioco senza mai snaturarsi, ma soprattutto la forza risiede nel gruppo che l’allenatore ha saputo creare. Chi entra sa quello che deve fare e, ad oggi, non sembra ci siano gelosie tra i calciatori. Valga per tutti il rapporto di stima e amicizia tra Ciro Immobile e Andrea Belotti.
L’Europeo lo vincerà la squadra che utilizzerà al meglio la sua capacità offensiva. La squadra che metterà i suoi attaccanti nelle condizioni migliori per poter vincere le partite e da questo punto di vista Roberto Mancini, da grande attaccante qual è stato, ha sempre creduto ciecamente nei suoi uomini gol.
Primo fra tutti Lorenzo, il primo violino, Insigne. Il capitano del Napoli è il fulcro di questa squadra, l’uomo attorno al quale ruota tutto. Segna, regala assist, è capace di rientrare con grande continuità in fase di non possesso. Un calciatore completo che ha pochi eguali anche in Europa.
Se successo sarà, ovvero se l’Italia disputerà un grande campionato europeo, molto dipenderà dalle sue prestazioni così come da quelle di Ciro Immobile, il bomber della Lazio del neo allenatore Maurizio Sarri.
Insigne, Immobile e Marco Verratti, «I bambini di Zeman», il primo voluto fortemente già a Foggia dal duo Zeman-Pavone, nel 2012 sbancarono il campionato di serie B sono con un calcio che Arrigo Sacchi definì in questo modo, «Il Pescara di Zeman ha stravinto il campionato si serie B grazie a un calcio sontuoso, moderno, armonioso […] si ricorderà per molto tempo dello spettacolo gratificante che questa squadra ha saputo concedere a tutti gli amanti di un calcio futurista».
In quel campionato la squadra guidata da Insigne, Immobile e Verratti si classificò al primo posto davanti al Torino e alla Sampdoria conquistando 83 punti. Vinse 26 partite (12 in trasferta) segnando 90 reti. Questi i riconoscimenti conferiti alla squadra adriatica dalla Lega di serie B per quella stagione: Pescara migliore squadra del campionato, Zdeněk Zeman miglior allenatore, Lorenzo Insigne miglior attaccante e Ciro Immobile capocannoniere del torneo.
Servirà una squadra capace di segnare molto e di giocare nella metà campo degli avversari. Servirà una squadra in grado di fare un gol in più degli avversari per fare bene e vincere.
Le premesse ci sono tutte, adesso tocca al campo.
Nella foto di copertina: Ciro Immobile e sullo sfondo Franco Mancini – Foto Massimo Mucciante
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