Un Almanacco per orientarsi nei complicati labirinti dell’analisi geopolitica. Alla fine dell’anno arriva sempre il momento dei bilanci. ll 2021 se ne sta per andare e lascia in eredità un carico di incertezze e tensioni. Per comprendere cosa è successo a livello globale, arriva a breve in libreria uno strumento di analisi necessario, un volume curato da Bepi Pezzulli: l’Almanacco geopolitico del 2021.
La crisi afgana segno della decadenza atlantica?
Il volume, pubblicato per i tipi di Edizioni Mondonuoovo, ripercorre gli eventi di un anno che ancora prima di compiersi aveva già segnato in maniera significativa la storia del secolo in corso. Il ritiro delle forze militari americane dall’Afghanistan ha concluso un’azione militare che ha coinvolto l’intera comunità internazionale per i primi vent’anni nel nuovo millennio.
“Draghi a Palazzo Chigi? Una fortuna inaspettata”
Non solo brutte notizie. Il volume dedica spazio anche al ruolo geostrategico dell’Italia nell’era segnata dal governo Draghi: “Fra tante disgrazie, il 2021 ha registrato una fortuna inaspettata per l’Italia, posto che un uomo come Mario Draghi è arrivato alla presidenza del Consiglio. Se pensiamo al passato, la nascita del nuovo governo, anche sul fronte della politica estera, può apparire come un miracolo”.
Almanacco, le analisi su Medio Oriente e Italia
Nel presentare l’Almanacco, Pezzulli spiega che le vicende afgane possano essere lette come un segno della crisi del sistema atlantico ed occidentale. Infatti, “il modo drammatico con cui l’America ed i suoi alleati hanno lasciato il campo, i paragoni con il Vietnam, praticamente un’altra era, sono il punto di caduta di una lotta al terrore iniziata dopo l’aggressione alle Torri Gemelle, che, tuttavia, sembra tornata al punto di partenza. Sotto un profilo strettamente storiografico, non c’è nessuna possibile correlazione fra l’Afghanistan e il Vietnam. Emerge, invece, il sospetto della decadenza della forza americana e un’impressione affatto nuova, ovvero quella della crisi del sistema atlantico ed occidentale”.
Nel volume vengono affrontati anche i grandi temi della politica mediorientale, con in testa il new deal israeliano. “Israele ha archiviato l’esperienza pluridecennale di Benjamin Netanyahu che, iniziata il secolo scorso, si è portata dietro le scorie di tutti i dissapori in Medio Oriente. Se i talebani dovessero seguire l’Iran docilmente, avremo una tale potenza estremista in mano agli ayatollah che Gerusalemme avrà ragione di preoccuparsi. E’ presumibile che Israele stringerà i suoi rapporti con Mosca tramite la popolazione ebraica proveniente dalla Russia. Solo la Russia oggi è in grado di svolgere un ruolo moderatore sull’Iran, e anche questo è un aspetto che dovrebbe essere considerato da tutto il mondo occidentale”.
Bepi Pezzulli, il curatore dell’Almanacco Geopolitico
Bepi Pezzulli è un avvocato d’affari, manager e giornalista italiano e britannico di orientamento atlantista e filoanglosassone. Firma il Dossier Brexit e Radio Londra sul quotidiano economico Milano Finanza e commenta la geopolitica per il canale TV Cnbc.
Nel volume sono pubblicati i saggi di Mario Angiolillo, Valentino Baldacci, Lisa Billig-Palmieri, Riccardo Bruno, Benedetta Buttiglione, Mauro Cascio, Paolo Chirafisi, Simone Crolla, Gianpiero D’Alia, Tommaso Alessandro De Filippo, Sebastiano Di Betta, Niram Ferretti, Bepi Pezzulli, Gabriele Pinosa, Daniel Pipes, Barbara Pontecorvo, Federico Punzi, Simone Rodan-Benzaquen, Amy K Rosenthal, Sergio Vento.
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