Nel pomeriggio del 23 maggio 1992 la Quarto Savona Quindici uscì dalla caserma Lungaro di Palermo con direzione aeroporto di Punta Raisi.
A bordo c’erano Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, agenti di scorta del giudice Giovanni Falcone, di ritorno da Roma.
Nei pressi dello svincolo di Capaci, però, la Fiat Croma fu travolta in pieno dall’esplosione di matrice mafiosa, finendo in un giardino di olivi, a più di cento metri di distanza.
Oltre ai tre agenti della scorta, morirono anche Falcone e la moglie Francesca Morvillo.
Venticinque anni dopo ciò che resta di quell’auto rientrerà in caserma, all’interno di una teca, dopo un viaggio cominciato lunedì scorso a Peschiera del Garda, grazie all’iniziativa La memoria in marcia, organizzata dall’associazione omonima, presieduta da Tina Montinaro, moglie di Antonio.
Prima di arrivare a Palermo il 21 maggio, due giorni prima il 25esimo anniversario dalla Strage, l’auto farà tappa a Sarzana, Pistoia, Riccione, Monte San Giusto, Napoli, Vibo Valentia e Locri.
Commentando l’iniziativa, come si legge sul sito del Giornale di Sicilia, Tina Montinaro ha detto: “Mio marito Antonio, Rocco e Vito non volevano essere eroi, non sfoggiavano il completo da Superman, erano uomini con paure come tutti ma mai vigliacchi. Scortavano un uomo che stimavano e per il quale come è accaduto, erano pronti a dare la propria vita. L’auto su cui viaggiavano è un blocco di lamiere accartocciate, vedendola si percepisce subito cosa sia rimasto dei corpi di quei 3 ragazzi. Tocchi con mano la brutalità della mafia, l’orrore infinito di cui si è resa responsabile. E noi per questo vogliamo che la teca sia a Palermo, per ricordare a tutti di cosa sono stati capaci quei mostri e per dire a testa alta che nonostante tutto, non hanno vinto loro”.
Foto da StatoQuotidiano.it
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