Pnrr a rischio per la Sicilia e il presidente Schifani tenta di correre ai ripari. Da una sommaria ricognizione nei dipartimenti regionali, il neo governatore ha compreso che l’isola rischia di perdere una consistente porzione dei fondi stanziati dall’Unione Europea con il Piano di ripresa post-pandemia. L’allarme è stato lanciato dal presidente della Regione Renato Schifani che ha convocato per oggi, 2 novembre, un vertice, chiamando a sé i più alti burocrati regionali e 23 dirigenti generali per fare il punto della situazione.
Il neo governatore siciliano, nel corso della riunione, annuncerà inoltre la nascita di un nuovo ufficio che dovrebbe dare la spinta ai progetti per la ricezione dei fondi del Pnrr, che adesso sono a rischio. La nuova struttura ideata da Schifani, si occuperà monitorare i finanziamenti già messi in campo e le candidature presentate per partecipare ai bandi nazionali. L’ipotesi è di realizzare una vera e propria cabina di regia.
La nuova task-force dovrebbe permettere a Schifani e al suo staff di avere il controllo sui miliardi del Pnrr che arriveranno nell’Isola. “Finora ogni assessorato è andato avanti da solo, ciascuno presentando i propri progetti – ammette in via riservata uno dei dirigenti che si siederanno domani al tavolo – senza che la Presidenza abbia potuto concordare una linea comune, né verificare come vengono spesi i fondi. Il presidente Schifani si è accorto di questo problema e giustamente vuole subito correre ai ripari anche perché i tempi sono più corti di quello che sembrano: la scadenza del programma è fissata al 2026 ma continuando di questo passo c’è il pericolo concreto che la Sicilia possa vedersi sfuggire di mano importanti occasioni per colmare i ritardi del passato”.
Lo scoglio più grande che dovrà affrontare Schifani e la nuova giunta, che ancora non c’è, è la grave carenza di personale specializzato che è in grado d’intercettare i fondi e predisporre i progetti. Nei giorni scorsi si è rivelati un vero flop il bando della regione che ha cercato di richiamare i pensionati. All’avviso pubblicato dal dipartimento dei Beni Culturali avevano risposto solo in nove.