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A Palermo l’unica struttura in Italia per curare il morbo di Parkinson con gli ultrasuoni
08 Giu 2017 13:26

Il Policlinico Universitario di Palermo ‘Paolo Giaccone’ è l’unica struttura ospedaliera in Italia e fra le tre in Europa che effettua un trattamento innovativo del morbo di Parkinson.

Questo consiste nell’uso degli ultrasuoni focalizzati, guidati da risonanza magnetica, in pazienti affetti dal morbo di Parkinson tremorigeno: si tratta – come si legge in una nota stampa – di una tecnica che (a differenza del classico intervento neurochirurgico) prevede, attraverso strumenti tecnologici avanzatissimi, il mantenimento dell’integrità della teca cranica del paziente.

Gli effetti del trattamento sono molto positivi, come accaduto a un uomo di 67 anni a cui, dopo un intervento durato circa due ore e mezzo, è stato ‘annullato’ il tremore alla mano destra.

A Italpress il rettore dell’Università degli Studi di Palermo, Fabrizio Micari, ha detto: “In Italia il Policlinico di Palermo è l’unico luogo in grado di fornire questo tipo di trattamento. Un trattamento dove si combinano al massimo livello ricerca, innovazione e assistenza: dietro c’è tanta tecnologia e tanta ricerca, c’è un’applicazione medica di altissimo livello, e c’è anche una lista d’attesa importante. È uno di quei settori in cui per fortuna evitiamo i viaggi della speranza, viaggi della speranza che invece si fanno verso la Sicilia. Ci sono tutte le condizioni per fare sempre meglio. Vogliamo un Policlinico sempre più d’eccellenza”. Secondo il rettore “vedere questi pazienti che fino a poche ore fa non riuscivano ad avere una vita normale e che ora stringono la mano con forza è veramente commovente. Dobbiamo fare in modo che questo sia possibile per un numero sempre maggiore di persone”.

La cosa curiosa è che questo trattamento sia più noto all’estero che in Sicilia e in Italia, come raccontato dal professor Massimi Midiri, a capo dell’Istituto di Scienze Radiologiche del Policlinico palermitano e dello staff che effettua questo trattamento: “C’è una lunga lista di attesa composta da stranieri che premono per essere trattati. Forniamo questo trattamento da un anno e mezzo, fin qui siamo intervenuti su 24 pazienti attraverso il nostro staff”.

“Il prossimo passo? – ha rivelato Midiri – Far valere la tecnica anche per i tumori cerebrali. Si possono aprire prospettive terapeutiche che al momento tuttavia non sono attuali, perché purtroppo i tumori cerebrali non hanno margini di trattamento molto ampi. Questa tecnica potrebbe invece aprire al passaggio di molecole nuove, di farmaci specifici per il trattamento”.


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