Uccise con 19 coltellate, a Torino, la giovane donna con cui aveva avuto una relazione, poi ne trasportò il corpo senza vita su un carrello da supermarket per oltre un chilometro e lo gettò nel fiume Po. Per Mohamed Nour El Din, egiziano trentunenne, il pm Paolo Cappelli aveva chiesto l’ergastolo, ma oggi il gup Rosanna La Rosa, dopo un processo celebrato con rito abbreviato, ha sentenziato 17 anni e 8 mesi di carcere, stabilendo che le attenuanti generiche (e il relativo sconto di pena) sono di valore equivalente alle aggravanti che erano state contestate.
La vittima, Laila Mastai, 24 anni, di origini marocchine, fu aggredita ai primi dello scorso settembre in un parcheggio del complesso commerciale del Lingotto, dove lavorava in un bar insieme al l’imputato. Il giudice ha assegnato provvisionali per 70 mila euro complessivi al figlio e al marito (dal quale era separata). Si era costituita parte civile anche l’Associazione delle donne marocchine (Acmid) chiedendo un risarcimento simbolico di un euro, ma non ha ottenuto nulla; l’avvocato Loredana Gemelli, uscendo da Palazzo di Giustizia, ha criticato la sentenza.
“Non mi aspettavo una sentenza così. Questo signore non meritava nemmeno le attenuanti generiche: ha confessato, è vero, ma solo quando era praticamente con le spalle al muro dalla massa di prove ormai raccolte contro di lui”. Così l’avvocato Loredana Gemelli, legale dell’Acmid (Associazione delle donne marocchine in Italia), commenta la sentenza di condanna.
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