Quando si parla della provincia di Foggia, alla televisione di stato, è solo per parlarne male. La vergogna del Grand Ghetto del Tavoliere approda a La vita in diretta. Sergio De Nicola intervista il segretario generale della Cisl, Emilio Di Conza, ma all’esterno del ghetto. Alle telecamere della popolare trasmissione pomeridiana è stato vietato l’ingresso: perché, come si sa, il villaggio è sottoposto a sequestro penale da parte della direzione investigativa antimafia e perché gli immigrati non hanno voluto essere ripresi: temono di essere visti nei loro paesi di origine, spiega il giornalista, e non vogliono far vedere ai loro parenti e amici rimasti in Africa le condizioni di miseria in cui versano. Invisibili due volte, insomma, e per loro libera scelta.
Dallo studio di Rai Uno giunge anche un dato, drammatico e inquietante, sulla consistenza del lavoro nero nei campi del Tavoliere: sarebbero 12.000 i lavoratori senza un regolare contratto impiegati nelle aziende del Foggia.
Piero Sansonetti, opinionista televisivo e direttore de Il dubbio attacca: “Dietro il lavoro nero e il caporalato si nascondono spesso situazioni di vera e propria schiavitù. E’ il problema più grande del Mezzogiorno, è un problema di civiltà, e il sindacato non fa molto per contrastarlo. Perché non è mai stato indetto uno sciopero generale contro la piaga del caporalato.”
Di Conza non ci sta e contrattacca, ricordando la manifestazione nazionale che si è svolta qualche anno fa, proprio a Foggia, all’indomani dell’ennesimo episodio di schiavismo verificatosi nel ghetto. Poco prima, il sindacalista aveva risposto a una domanda di De Nicola sulla crisi dei prezzi agricoli, che spingerebbe gli agricoltori ad aggirare i contratti: “Il problema esiste, ma non può essere scaricato sulle spalle dei lavoratori”.
La conduttrice congeda quindi il giornalista e il suo ospite. Certamente, la Rai fa bene ad affrontare il problema del lavoro nero e del caporalato anche nelle trasmissioni di maggior audience. Ma si tratta di questioni profonde e complesse, che avrebbero bisogno di ben altro spazio e di un maggiore approfondimento.
(Articolo pubblicato sul sito http://letteremeridiane.blogspot.it/)
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