Alternative alla stabilità politica non ci sono, a meno che non si voglia gettare via l’unica chance di “agganciare” la ripresa che,finalmente, appare all’orizzonte. I partiti, dunque, “discutano pure, ma evitino giochini” perché la gente è stufa e chiede risposte ai problemi del Paese. Enrico Letta torna ad avvertire le forze della sua maggioranza. Lo fa nel giorno in cui pubblica il dossier sui primi cento giorni di vita dell’Esecutivo, dove si elencano le misure adottate e si illustrano le linee guida per i prossimi mesi.
Un dossier improntato alla concretezza e alla semplicità. Fin dal titolo: ‘Fare (bene)’. “Alle spalle i primi 100 giorni. Davanti a noi la responsabilità di andare avanti con ancora più determinazione”, scandisce il presidente del Consiglio nella breve introduzione al documento pubblicato on-line. Mentre via Twitter invita tutti i cittadini a giudicare il lavoro compiuto: positivamente o negativamente non importa. L’importante è farlo sulla base dei fatti.
Il giro di boa offre al premier l’opportunità di rispondere a quanti lo accusano di immobilismo. Beppe Grillo aveva parlato di cento giorni di “nulla”; oggi è il turno di Susanna Camusso che chiede un “cambio di passo” altrimenti – avverte la leader della Cgil – è meglio “trarne le conseguenze”. Letta replica promettendo “determinazione” nel trovare le risposte che il Paese “pretende”, concentrandosi sulle “politiche” e non sulle polemiche, soprattutto ora che lo “scontro sembra farsi incandescente”.
Rivendica quanto sinora realizzato e illustra i prossimi passi. Il dossier, pubblicato sul sito del governo è suddiviso in 12 macroaree: Europa e Mondo; Impresa e sviluppo; Credibilità; Conoscenza, Innovazione e cultura; Istituzioni; Giustizia; Lavoro; Facile; Persona, famiglia e diritti; Territorio e ambiente; Casa. Che non sia stato un compito “facile”, precisa, si sapeva fin dal principio: “Vent’anni di confronto durissimo e muscolare” lasciano “segni e ferite”. Eppure governo e maggioranza hanno dimostrato che si può lavorare senza farsi “spaventare dall’ossessione del consenso immediato” o dal “rischio che il proprio elettorato, o la propria “base” – specifica con un implicito riferimento al Pd (forse in vista della direzione di giovedì prossimo) -, non capisca il senso delle larghe intese”.
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