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Soffocati dalle tasse: dalla Tarsu alla Tares l’aumento è del 400 per cento
18 Giu 2013 08:05

Mentre il governo Letta è alle prese con le polemiche sull’aumento dell’Iva e il pagamento dell’Imu, l’attenzione dei comuni di concentra anche sulla Tares, il nuovo tributo sui rifiuti e servizi. Un’imposta che sarà gestita dalle singole amministrazioni attraverso appositi regolamenti. Il pagamento non riguarda più la superficie calpestabile dell’immobile, ma corrisponde all’80% della superficie catastale.

Già si annuncia una nuova stangata per i contribuenti, dopo quella arrivata con l’imposta municipale unica. La Confcommercio ha provato a fotografare lo scenario che si potrebbe verificare da dicembre 2013 basandosi sui dati statistici della Camera di commercio di Milano. In alcuni casi, il prelievo fiscale con il passaggio dalla vecchia Tarsu alla nuova Tares supera anche il 400%.

E così, un campeggio, un distributore di carburante o un impianto sportivo di circa 3.000 metri quadrati andranno a pagare più di 11 mila euro all’anno rispetto ai 5.400 della vecchia Tarsu. Ortofrutta, pescherie, pizzerie al taglio, e negozi di fiori rischiano di dover versare all’erario più di 3.000 euro invece che 400. Mazzata in arrivo per discoteche e locali notturni che da 500 euro annui di imposte si avvicineranno ai 4.400. In difficoltà anche i bar, con una previsione di spesa di quasi 1.700 euro rispetto ai 400 della vecchia tassa sui rifiuti.

Sempre secondo le stime della Confcommercio, i supermercati di 300 metri quadri triplicheranno la spesa (da 1.200 euro a 3.500 euro), mentre ristoranti, trattorie e pizzerie (di 200 metri quadrati) passeranno da 800 ai 4.700 euro all’anno. Con queste cifre, è impossibile pensare di rilanciare i consumi e rimettere in moto l’economia, soprattutto al Sud, che soffre di più gli effetti della crisi. Il governo dovrebbe concentrarsi maggiormente sulle politiche di sviluppo che su quelle recessive.

Ma va anche detto che il Sud conserva ancora il primato dell’evasione fiscale in Italia, anche se al nord si dichiara meno di quello che si percepisce. Un circolo vizioso a cui si aggiungono gli sprechi e i privilegi della politica e della pubblica amministrazione. Per vivere meglio, avere servizi di qualità e meno tasse, occorre un cambiamento globale nella mentalità del Paese. Bisogna cominciare da qui e farlo subito.


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