Sono trascorsi quasi 2 anni dalla sera in cui Pasquale ‘Lino’ Romano, scambiato per un’altra persona, fu ucciso dalla camorra in piazzetta Marianella, a Napoli. Era la sera del 15 ottobre del 2012. Lino Romano stava uscendo da casa della fidanzata per andare a giocare una partita di calcetto con gli amici. Appena uscito dal portone venne colpito da 14 proiettili.
I sicari lo assassinarono pensando che fosse l’uomo che avevano l’ordine di uccidere, Domenico Gargiulo, che quella sera si trovava nello stesso palazzo a casa della fidanzata.
A dare una svolta alle indagini fu il primo degli arrestati, Giovanni Marino, pentitosi subito dopo l’arresto avvenuto ad opera dei carabinieri. Successivamente una donna, Anna Altamura, con i suoi due figli, Carmine e Gaetano Annunziata, si presentò in commissariato per raccontare ai poliziotti di Scampia di avere avuto un ruolo nell’omicidio di Pasquale Romano.
La donna aveva il compito di inviare un sms ai killer per avvertirli che il vero obiettivo dell’agguato, Domenico Gargiulo, stava per uscire da casa della fidanzata. Quell’sms non fu inviato e al suo posto fu ucciso un innocente, Lino Romano.
La vittima predestinata si trovava a casa della fidanzata, per un tragico destino nello stesso palazzo dove vive Rosanna, fidanzata di Lino Romano, e stava prendendo parte a una cena alla quale era presente anche la donna pentita (la collaboratrice infatti è la zia della fidanzata di Gargiulo).
Quando Romano salutò la fidanzata per andare a giocare una partita di calcetto con gli amici, una volta avvicinatosi alla sua auto fu scambiato per Gargiulo. Si udirono i 14 colpi di pistola. I sicari avevano ritenuto, nonostante il mancato invio dell’sms, che il ragazzo appena uscito dall’edificio fosse l’uomo da uccidere.
Anna Altamura oggi è stata condannata a 14 anni, con i suoi due figli Carmine e Gaetano Annunziata, condannati rispettivamente a 16 e 14 anni. Salvatore Baldassarre, il killer che uccise Lino Romano, è stato condannato all’ergastolo. Il pentito Giovanni Marino, che guidava l’auto del killer, a 18 anni e 8 mesi.
La vittima designata, Domenico Gargiulo, è stato arrestato il 15 maggio scorso, nel corso di un blitz antidroga degli agenti del commissariato di Scampia.
Baldassarre è rimasto fermo, impassibile, dietro la gabbia dell’aula 114, quando ha incassato la condanna due ore dopo aver ammesso e confessato di aver sparato a Lino Romano, studente e operaio, nel corso dell’ennesimo capitolo della faida di Scampia e Secondigliano.
Ergastolo, la condanna inflitta dal gup francesco Cananzi, al termine di una inchiesta rapidissima condotta dai Pm anti camorra Sergio Amato e Enrica Parascandolo. Piangeva in silenzio la madre di Lino Romano, volto contratto dalla nostalgia e dal senso di impotenza per il papà e la sorella della vittima di un assurdo errore di persone.
Come è noto, Lino Romano fu ucciso dai killer del clan degli scissionisti che puntavano ad uccidere un loro rivale riconducibile al gruppo della Vannella Grassi.
Baldassarre aveva parlato in aula confessando. «Sono stato io ad uccidere Lino Romano, ammetto le mie responsabilità, chiedo scusa a Dio, alla famiglia. Ma non mi pento, mi limito ad assumermi le mie responsabilità dinanzi a questo giudice, mi piacerebbe essere come quelli la (i pentiti, ndr), ma non mi pento».
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