Uno dei molteplici punti da sviscerare nell’analisi del mancato sviluppo del Sud sono le lobbies e il loro strapotere, direi più correttamente, la sottovalutazione del loro potere occulto.
La storia della loggia P2 non fu che la punta dell’iceberg di un potere deviato che spesso ha bypassato le istituzioni democratiche del nostro Paese. Uno strumento che fu ed è ancora oggi solo ed unicamente al servizio dei più forti. Un forza devastante uguale alla potenza delle mafie, anzi, in alcuni casi, definibile come la nuova mafia contemporanea.
Questi gruppi di pressione nascono e si sviluppano laddove ci sono ingenti flussi di denaro. Tanti soldi, per compiere favoritismi, per spartirsi potere, per creare clientelismo e corruzione senza alcuna distinzione di colore politico. Le lobbies si formano e si sviluppano dove ci sono governi deboli e cittadini poco reattivi. Per portare alla luce questi organismi occulti e combatterli efficacemente occorre incominciare con determinazione la lotta ai privilegi di ogni genere e specie con ogni mezzo possibile.
Questi poteri deviati vanno ritenuti, senza tentennamenti, contra legem prima che il possibile sviluppo del Sud – e dell’Italia stessa – sia compromesso definitivamente. Occorre cominciare a far sborsare i soldi illegalmente guadagnati a chi non ha mai pagato le tasse. Tanti soldi possono provenire dalle società offshore, dalle imprese occulte, dal riciclaggio, dalla lotta alla criminalità organizzata, alla corruzione e all’evasione fiscale.
Da qui occorre partire per attuare una vera riorganizzazione del Sud e non solo. Numerose indagini giudiziarie hanno dimostrato in questi ultimi anni che le lobbies offrono privilegi e soldi in cambio di decisioni pubbliche favorevoli, promuovendo spesso l’illegalità della corruzione e danneggiando le fondamenta della Stato democratico. Queste entità non operano solo a livello nazionale ed europeo, ma anche regionale e locale, cioè, dovunque le decisioni pubbliche comportino ricadute economiche nel contesto territoriale, esistono interessi organizzati che cercano di affermarsi determinando a proprio vantaggio le scelte degli amministratori pubblici a danno dei semplici cittadini.
Pertanto un’azione efficace è necessaria e improrogabile: a livello europeo, per evitare lo strapotere dei burocrati; a livello nazionale, per evitare che i gruppi organizzati indirizzino risorse in modo improprio; a livello regionale per rendere responsabile la classe dirigente a fronte dei poteri assegnati. Le vie di uscita? Una giustizia efficiente che funzioni concretamente. Leggi chiare, certe e stabili. Un fisco equo, giusto e non oppressivo. Un mercato del lavoro che permetta di premiare il merito. L’abolizione degli ordini professionali e di tutti i privilegi ingiustificati. Se cominciassimo a fare questo subito, saremmo già fuori dalla tempesta.
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