Sentire l’impegno concreto del Ministro Lupi per sbloccare a breve la linea ferroviaria ad Alta Velocità che collegherà Napoli a Bari, il Tirreno all’Adriatico, è stato piacevole, poiché ogni nuova infrastruttura che migliori i collegamenti al Sud è ben accetta. Ma mi perdoneranno gli amici campani e pugliesi, se dopo l’entusiasmo, la razionalità ha preso il sopravvento e questa nuova infrastruttura per un calabrese (e forse anche per qualche siciliano) è diventata “quasi un incubo”.
Innanzitutto, tracciando una linea immaginaria tra Napoli e Bari su Google Maps è facile vedere la nuova AV come una sorta di confine tra l’Italia e l’estremo Sud, quello da dimenticare ed emarginare ancora di più, quello composto da Calabria, Sicilia e buona parte di Basilicata. Poi ragionando più sul concreto, la Calabria ha una linea ferroviaria sul versante ionico pressoché inesistente, dove viaggiano “le caffettiere” (così le chiamo io, nda), vecchie littorine diesel, che conoscono bene anche in Sicilia e dovunque la rete ferroviaria non è elettrificata.
Sul Tirreno si è più fortunati, ci passano persino i Freccia Bianca e un Freccia Argento al giorno, ma bisogna sempre pensare che da Napoli a Reggio Calabria ci vogliono circa quattro ore e mezza, quando va bene… Quando il locomotore non si rompe, la linea ferroviaria non è a rischio per il mare troppo mosso, e il treno non è stracolmo di passeggeri ed extracomunitari, che lo usano come una sorta di corriere non convenzionale per rifornire tutti “i punti vendita” sulla costa calabrese, scaricando materiale stazione dopo stazione, facendo accumulare ritardo al treno, senza che nessuno se ne preoccupi.
Per non parlare dei treni che garantiscono il servizio pendolare, che definire “vetusti” è troppo poco. Insomma, la condizione della rete e del “materiale” ferroviario in Calabria non è certo delle migliori e con l’alta velocità forse anche noi, qui nella terra della ‘Ndrangheta, ci sentiremmo meno soli e con maggiori possibilità di viaggiare e conoscere l’Italia a prezzi accessibili, visto che un biglietto aereo, nella maggior parte dei casi, ha un prezzo superiore alla media nei nostri aeroporti.
Così, mentre si procede all’apertura dei lavori per la Napoli-Bari, che favorirà lo spostamento dei flussi turistici ancor più verso la Puglia (che ne ha in parte grande merito per le politiche turistiche messe in atto) e sempre meno verso la Calabria e la Sicilia, oltre a garantire una movimentazione delle merci con una maggiore efficienza ed economicità, tra due località che annoverano tra l’altro due porti importanti al loro attivo (mentre Gioia Tauro muore), in Calabria non si ha nemmeno un progetto di massima o uno studio di fattibilità su una linea AV che colleghi Reggio Calabria a Salerno-Napoli-Bari, magari con una linea elettrificata “parallela” sul lato ionico cosentino e catanzarese, dove mancano le trasversali per arrivare sul Tirreno e le distanze coast-to-coast sono superiori a quelle del reggino.
Qui in Calabria non sappiamo nemmeno quanto costerebbe una linea ad Alta Velocità, perché nessuno ci ha pensato, nessuno ha chiesto a Trenitalia o RFI di fare uno studio, o quanto meno nessuno ne ha informato la cittadinanza se in qualche cassetto è presente un progetto che potrebbe in parte dare una mano alla ripresa dell’intera Regione e a salvare lo scalo merci di Gioia Tauro, da cui facilmente i container su treni veloci (e non su gomma come accade oggi) potrebbero raggiungere prima Napoli e poi il resto dell’Italia, dando anche una bella iniezione di competitività a molte realtà produttive locali, che potrebbero competere in settori quali l’agroalimentare, il vino, l’olio, le produzioni tessili, ecc.
Sì, c’è un po’ di invidia nel vedere la Puglia sempre più lontana, ma al contempo c’è il grande timore che non si voglia far attaccare la Calabria ai vagoni che stanno trainando il Sud verso nuove mete turistiche ed economiche. Il rischio ancora una volta è di restare gli ultimi, tagliati fuori per altri 60 anni, come avvenuto con la Salerno-Reggio Calabria.
E il discorso potrebbe essere ampliato alla banda larga, alla rete viaria “interna”, al trattamento dei rifiuti e alla produzione di energia pulita, ma all’inverso per quest’ultima, visto che circa il 95% di quella prodotta in Calabria è consumata fuori regione, senza nessun beneficio per i calabresi, che vedono soltanto il proprio panorama affollato di pale eoliche, che girano, come forse dovrebbero girarci altre cose… davanti a questo stato di cose.
Che ben venga la nuova linea Napoli-Bari. Sarò tra i primi ad usarla, ma vorrei che un amico barese tra i tanti, potesse dire lo stesso per arrivare a Reggio Calabria, Cosenza o Crotone.
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