Incensurato, il più delle volte un collega della vittima, a sua volta costretto a pagare il pizzo: è l’intermediario, colui che cerca di convincere la vittima che è meglio pagare. In cambio paga così il suo debito. Una figura che nel mondo del racket e delle estorsioni è sempre più presente, come è emerso oggi nel corso della presentazione del progetto ‘Zoom’, la banca dati di tutti i processi antiracket e antiusura conclusi o ancora in corso in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, presentato oggi nella Prefettura di Napoli, e realizzato nell’ambito del Pon Sicurezza.
“L’intermediario – ha spiegato Tano Grasso, presidente onorario della Fai – paga il pizzo con l’intermediazione.
È uno dei dati di rilievo emersi dal lavoro effettuato sui processi in corso (59 al momento quelli schedati, l’obiettivo è arrivare a quota 1000)”. L’altro elemento di rilievo messo a nudo riguarda la città di Napoli: non necessariamente dietro il fenomeno estorsivo si cela un clan. “E non si tratta neanche di cani sciolti – ha spiegato Grasso -. Spesso si tratta di intimidazioni realizzate nella prospettiva di un insediamento camorristico. È come mettere una bandierina in quel territorio“.
Cinquantanove le schede messe a punto che ripercorrono fatti, processi, storie e imputati, richieste e sentenze per uno strumento che si rivolge a giornalisti, operatori del settore e associazioni. “Meglio si conosce un fenomeno, meglio si combatte”, ha sottolineato Tano Grasso. Ok all’iniziativa dal procuratore di Napoli Giovanni Colangelo: “É un bene aver messo assieme tutti questi dati rispetto a un fenomeno sempre più difficile da contrastare. Giusto sottolineare la figura dell’intermediario che si pone come quella di un benefattore salvo portare la vittima dove vuole. Mi ha colpito, inoltre, la scarsa attenzione dei media verso le sentenze”.
Un plauso all’iniziativa, dedicata a due vittime del racket, Raffaele Granata e Domenico Noviello, è stato rivolto anche dal magistrato della Procura Nazionale Antimafia Anna Canepa e dal commissario straordinario Antiracket Elisabetta Belgiorno.
Conclusioni affidate al sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Beretta: “Pizzo e usura – ha detto – sono ancora ben presenti nel nostro Paese e non basta l’opera di sensibilizzazione culturale, servono strumenti per tutelare al meglio le vittime e chi vuole denunciare. Tanti passi sono stati fatti dagli anni ’90 in poi, altri se ne devono fare”.