In Brasile l’hanno già ribattezzata l’invasione della vergogna, perché chi è entrato in campo si è finto disabile. Lui, Mario Ferri detto ‘Falco‘, replica: ”Utilizzare la carrozzella, fingendo di avere un piccolo gesso alla gamba, era l’unico modo per arrivare a bordo campo“, spiegando tramite sms le modalità messe in atto per calpestare il prato dello stadio dove si disputava la partita Usa-Belgio. “Moralmente non è un bel gesto – sottolinea ancora Ferri – chiedo scusa a chiunque si sia offeso. Ma era l’unico modo per lanciare due messaggi di pace: uno per i bambini delle favelas e l’altro per il tifoso napoletano ucciso, e chiedere un calcio pulito“.
Ferri afferma di aver ricevuto messaggi di solidarietà dai tifosi del Napoli. Non può lasciare il Brasile perché le autorità locali hanno bloccato il suo passaporto e sarebbe in attesa della cauzione per la libertà. “Ho affidato il mio caso – ha detto – a un avvocato di Isernia che, dall’Italia, sta cercando tutte le strade per difendermi. Intanto prosegue il mio reportage nelle favelas“.
Ferri aveva lasciato sul profilo facebook un video nel quale lo si vede sorridente, con il biglietto della partita in mano, seduto su una sedia a rotelle, mentre alcuni brasiliani lo aiutano a spostarsi per entrare allo stadio. Subito dopo l’incursione, Ferri, in Brasile per un reportage giornalistico, aveva detto di essere entrato in campo grazie a un pass da fotografo. Poi il video su Facebook. “Da condividere assolutamente per una sana risata – scrive il Falco nel pubblicare il filmato – Ecco il video pre-invasione dove ho finto di essermi operato al ginocchio e di conseguenza potevo accedere vicino al campo! Era l’unica soluzione! Qui mi stanno aiutando a scendere una discesa!“. Sempre sul social network, gli amici dell’invasore hanno pubblicato la foto di un certificato di invalidità, presumibilmente falso, rilasciato dal Comune di Montesilvano (Pescara), città di residenza di Ferri, usato probabilmente per accedere nell’area dello stadio riservata ai disabili.
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