L‘Etna, il più grande vulcano attivo d’Europa, nei prossimi 10 anni erutterà tra 7 e 35 volte all’anno. Le eruzioni laterali invece, che sono le più pericolose perché espongono al rischio centri densamente popolati, saranno poco più di una ogni 5 anni.
È quanto stima uno studio condotto dall’Università di Catania e dall‘Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e pubblicato sulla rivista Journal Geophysical Research – Solid Earth. Anche se prevedere con largo anticipo le eruzioni dell’Etna é impossibile, come per qualsiasi altro vulcano, analizzare con metodi statistici l’attività eruttiva storica del vulcano, permette di stimare sia il numero di eventi attesi sia dove essi avverranno.
L’analisi dell’attività dell’Etna negli ultimi 100 anni, ha osservato uno degli autori, Ciro Del Negro dell’Ingv, “ha mostrato un aumento progressivo, sia in frequenza sia in intensità dei fenomeni, nell’ultimo secolo”. E per il futuro, ha aggiunto, “l’analisi combinata di tutta l’attività sommitale ha permesso di stimare che avverranno tra 7 e 35 eruzioni all’anno per i prossimi 10 anni, con la stima migliore intorno ai 17 eventi eruttivi l’anno“.
Considerando individualmente i crateri sommitali: il Cratere di Sud-Est produrrà circa 22 eventi eruttivi l’anno (quasi due al mese) nei prossimi 10 anni; il Cratere Centrale produrrà circa una eruzione ogni due anni e il Cratere di Nord-Est fra 1 e 2 eventi eruttivi l’anno. Le eruzioni che avvengono sui fianchi del vulcano sono per fortuna significativamente meno frequenti di quelle sommitali.
I ricercatori hanno stimato che nei prossimi 10 anni ci sarà poco più di un evento eruttivo laterale ogni 5 anni e quindi 2 o 3 eventi nei prossimi 10 anni.
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