”La gogna mediatica a cui è stata sottoposta la signora Rosy Canale dallo scorso 12 dicembre ha già prodotto e continua a produrre i suoi devastanti effetti”.
Lo afferma, in una nota, l’avv. Giancarlo Liberati, difensore dell’ex presidente dell’Associazione Movimento Donne di San Luca e della Locride, oltre che autrice ed interprete di testi teatrali incentrati sui temi della lotta alla ‘ndrangheta, arrestata nell’ambito di una inchiesta della Dda di Reggio Calabria con l’accusa di malversazione e truffa ma non di reati di mafia.
Nel comunicato, il legale riferisce di avere saputo da Rosy Canale, rimessa in libertà dal tribunale del riesame il 30 dicembre scorso, che la notte di Capodanno è stata allontanata da un locale pubblico reggino perché la sua presenza non era gradita.
L’episodio, prosegue Liberati, è stato definito da Rosy Canale “aberrante, incivile, discriminatorio e privo di ogni umanità che si qualifica da solo e non necessita di ulteriori commenti. Il cammino della legalità – ha aggiunto la donna – non si nutre di falsi moralismi ne di retaggi culturali di perbenismo ipocrita ma solo di coerenza ed integrità ma ciò che maggiormente sconvolge è che il tessuto sociale ed in particolare i professionisti e la classe dirigente di questa città che sostiene di promuovere la cultura, l’arte, un sano stile di vita e soprattutto l’emancipazione, raggiunga livelli così bassi con tali incomprensibili atteggiamenti che possono essere giustificati solo dal pregiudizio e dall’ignoranza, intesa come assoluta disconoscenza di fatti e circostanze che oggi riguardano la mia persona, ieri hanno riguardato e distrutto altre persone poi risultate innocenti all’esito di un giusto processo e domani, chissà potrà riguardare chiunque, compreso chi oggi si è scandalizzato della mia ‘scomoda ed indesiderata presenza’ nel suo locale”.
“Personalmente – ha sostenuto Liberati – aggiungo, con cognizione degli atti del procedimento, che proprio per tali motivi, la nostra nazione, già culla ed oggi tomba del diritto, è posizionata nelle classifiche internazionali sulla giustizia nei pressi del Burkina Faso. Quanto agli organi di stampa non è un mistero che venga dato moltissimo risalto della vicenda nel giorno dell’arresto attraverso la divulgazione di notizie che determinano nell’opinione pubblica la diffusa presunzione della colpevolezza dell’indagato. Salvo poi tacere o porre in secondo o terzo piano l’esito positivo di alcune fasi intermedie come, nel caso in questione, quella del Tribunale della Libertà che ha di fatto censurato alcune precedenti decisioni di altri magistrati”
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