Per gli studenti disabili del Sud andare a scuola rappresenta sempre più un percorso ad ostacoli: è quanto denuncia l’Anief, per la quale “non bastava che lo Stato riducesse il numero di docenti di sostegno, con oltre 4 mila posti tagliati negli ultimi anni di cui 2.275 solo in Sicilia e 900 in Campania”.
Ora si scopre anche che “il Mezzogiorno presenta la percentuale più bassa di scuole con scale e servizi igienici a norma”, strutture indispensabili per favorire un apprendimento migliore e una vera integrazione scolastica”.
A Nord invece, osserva ancora l’Anief, le cose vanno molto meglio, come dimostra l’incrocio degli ultimi dati Miur e Istat, sono gli organizzatori di Exposanità, l’evento nazionale dedicato alla sanità e all’assistenza che si svolgerà a Bologna dal 21 al 24 maggio.
I ricercatori, viene ricordato, hanno sottolineato che gli alunni con disabilità non necessitano solo del docente di sostegno, ma anche “di servizi con determinate caratteristiche per il superamento delle barriere architettoniche, come le scale a norma, gli ascensori, servizi igienici specifici, segnali visivi e acustici, percorsi interni ed esterni che facilitino gli spostamenti”.
Analizzando le scuole con scale e servizi igienici a norma è emerso che agli ultimi posti figurano Molise, Basilicata, Calabria e Campania.
Mentre le Regioni Settentrionali sono quelle più attrezzate, in particolare Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Lombardia.
“Ancora una volta – afferma Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – ci ritroviamo a commentare la carenza di supporto e di strutture adeguate a dei ragazzi già deprivati che non meritano proprio trattamenti discriminanti. Il Sud e le Isole già vantano la più alta concentrazione tra le province più depresse economicamente del Paese, il più alto tasso di dispersione scolastica, di Neet, di disoccupati. Con punte superiori al 40%. Non è possibile accettare che lo Stato si dimentichi pure di assistere adeguatamente i disabili. E poi – conclude – ci si lamenta se le famiglie ricorrono in tribunale”.
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