La nascita di una nuova cellula di ‘ndrine a Roma, il rischio di infiltrazioni mafiose nella gestione degli appalti pubblici a Ostia e una svolta inquietante dopo le indagini sull’omicidio di un boss calabrese. È un mostro a più teste quello che spaventa la Capitale e contro il quale investigatori e istituzioni lanciano un grido d’allarme. Ma ieri sono stati anche segnati risultati importanti nella guerra alla criminalità organizzata a Roma. Durante un blitz negli uffici del X Municipio di Roma a Ostia, sul litorale, i carabinieri e la capitaneria di Porto hanno sequestrato atti e documenti sugli appalti e sulla gestione del demanio marittimo.
Tra il personale del municipio ci sono almeno quattro indagati e tra le accuse c’è l’abuso di atti d’ufficio. L’operazione è avvenuta a poche ore dal provvedimento del sindaco Ignazio Marino, che aveva rimosso dall’incarico il direttore dell’ufficio tecnico e un altro impiegato dopo i sospetti di infiltrazioni malavitose, in particolare del clan Spada. E sempre ieri, nella notte, proprio un esponente degli Spada era stato gambizzato in una sanguinosa rissa. Due gruppi criminali si erano fronteggiati e due pregiudicati erano finiti in prognosi dopo esser stati accoltellati. I carabinieri avevano poi arrestato tre persone.
“Sono soddisfatto delle indagini che le forze dell’ordine stanno portando avanti per fare piena luce e riportare la legalità nel Municipio X“, ha commentato Marino. “Negli ultimi anni il litorale romano – ha spiegato il Sindaco – è diventato terreno fertile per attività malavitose, teatro di scontri sanguinosi tra clan e bande criminali che mirano a controllare pezzi importanti dell’economia della città”.
Ma l’allarme arriva anche dalla Calabria. Secondo gli investigatori è proprio da lì che il killer del boss della ‘ndrangheta, Vincenzo Femia, potrebbe aver ricevuto l’ordine di uccidere. Gianni Cretarola, 31 anni, è stato arrestato oggi dalla Squadra Mobile di Roma con l’accusa di essere uno degli esecutori materiali dell’omicidio di Femia nello scorso gennaio. Il boss, legato alle cosche calabresi di San Luca, ma da decenni trapiantato nella capitale, venne massacrato in un agguato a Trigoria, alla periferia sud di Roma. A sparare furono almeno due persone. E dietro quell’esecuzione potrebbe nascondersi il progetto criminale per l’apertura di una nuova ‘locale’ della ‘ndrangheta a Roma.
Alla quale la vittima si sarebbe opposto. La ‘localé della ‘ndrangheta è una sorta di cellula organizzativa composta da varie ‘ndrine in un territorio, equiparabile al ‘mandamento’ di Cosa nostra. Per questo, secondo l’ipotesi del capo della Squadra Mobile Renato Cortese “tutto lascia ipotizzare che ci sia una forte e radicata presenza della ‘ndrangheta sul territorio”. Gianni Cretarola, di madre calabrese, lavorava come personal trainer e in passato si era già macchiato di omicidio.
Nel 2006 Cretarola aveva ucciso un suo coetaneo, poi in carcere aveva accoltellato un detenuto straniero ed è proprio in prigione, secondo gli investigatori, che sarebbero cominciati i suoi collegamenti con la ‘ndrangheta. Il giovane, uscito nel 2010, era sottoposto alla misura di sorvegliato speciale e più volte era stato in Calabria. Tutti episodi che secondo gli investigatori alimentano l’ipotesi che Cretarola possa essere stato una sorta di ‘emissario’ di una cosca calabrese.