“In Germania tutto questo non sarebbe accaduto”. Teresa Denora, amministratore della Dema Impianti di Altamura, non nasconde l’amarezza per l’incredibile vicenda che ha messo in ginocchio la sua piccola azienda di Altamura, in provincia di Bari.
La Dema rischia di chiudere e i suoi 16 operai rischiano il posto di lavoro per colpa dell’improvviso fallimento del Cat, Consorzio Alta Tecnologia di Ravenna, che aveva subappaltato alla ditta pugliese lavori per oltre 1 milione e 700mila euro. Soldi arrivati solo in parte nelle casse dell’azienda pugliese e che di fatto rischiano di condannarla. Una fine ingiusta nel silenzio, assordante, della politica. Pronta a sposare solo alcune cause (di solito quelle con grandi numeri), dimenticandone altre.
I fatti, già pubblicati da alcuni quotidiani, sono in breve questi. Nel 2010 la Dema entra nell’affare della Cittadella dell’economia di Foggia, un’opera finanziata dalla Camera di commercio di Foggia (e in parte, per 500 mila euro, anche dalla Regione Puglia) e affidata al CCC di Bologna, il Consorzio cooperative costruzioni. Il CCC, che ha vinto l’appalto, affida le opere elettriche e meccaniche al Cat che a sua volta le gira alla Dema Impianti.
Si tratta, per la precisione, di 1 milione 792 mila euro. La Dema così entra a far parte del consorzio Cat, secondo quanto prevede il Codice per gli appalti pubblici. Le cose, pur con alcune modifiche al progetto, vanno piuttosto bene fino a marzo 2012. Poi il Cat interrompe i pagamenti e la situazione precipita rapidamente.
“A luglio 2012 – ha spiegato la Denora – abbiamo informato la Camera di commercio, che, dopo averci assicurato di avere pagato il dovuto al CCC, ci ha in sostanza detto di rivolgerci al Cat”. Di fatto era accaduto che pagamenti effettuati dalla Camera di commercio venivano pignorati al Cat da altri creditori.
Le cose sembrano migliorare per un po’ perché la Camera di Commercio da luglio inizia a pagare direttamente la Dema, ma è solo una illusione. A fine ottobre del 2012 l’azienda viene estromessa dal consorzio Cat e dal cantiere. E addio soldi, anche perché il Consorzio nel frattempo ha chiesto al tribunale di Ravenna il concordato preventivo con continuità aziendale, fino al fallimento datato marzo 2013.
Teresa Denora oggi è disperata: “Non abbiamo commesse. La situazione della ditta è fallimentare, a breve la banca ci porterà via la casa perché ci ha chiesto il rientro immediato. Il 20 ottobre finisce la cassa integrazione per gli operai”.
E si sente abbandonata: “Sicuramente le istituzioni non ci hanno sostenuto ed abbiamo una legge sugli appalti pubblici alquanto ambigua, perché l’art. 118 della legge 163 sugli appalti pubblici non tutela le ditte consorziate di un consorzio facente parte della galassia della Lega Coop. Ma strano è come mai un consorzio che senza fini di speculazione privata fallisce. Noi non vogliamo fallire per colpe non nostre, vorremmo riprendere la nostra attività in maniera sana”.