Da un mese aspettiamo i risultati dell’autopsia e la cartella clinica di Moustapha Anaki, 31 anni, migrante proveniente dal Marocco morto in circostante sconosciute lo scorso 10 agosto nel Centro identificazione e di espulsione Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto (Crotone). Moustapha era stato recluso da un mese nella struttura. Era senza permesso di soggiorno e stava già da parecchi anni in Italia. Quindi per le leggi vergognose (Bossi-Fini, pacchetto Sicurezza 2009) era considerato un immigrato irregolare in attesa di espulsione.
Dopo la sua morte i 51 migranti presenti nel centro sono stati protagonisti di una rivolta che ha portato alla chiusura del Cie. Dall’Ente gestore, le Misericordie, è stato dichiarato che “Anaki soffriva di cardiopatia” e che “la protesta era legata ai tempi di permanenza” e non alla morte del giovane.
Da 40 giorni chiediamo di sapere perché la notizia della morte di Moustapha e della successiva protesta dei migranti sia stata comunicata solo dopo una settimana dai fatti. Abbiamo depositato un’interrogazione parlamentare al ministro Alfano e alla ministra Kyenge, senza ricevere alcuna risposta.
La ministra per l’integrazione Kyenge è stata in visita al centro Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto lo scorso agosto. Ma in quell’occasione ha perso l’occasione di fare chiarezza, a nome del Governo, su una vicenda che ha dei contorni decisamente oscuri. E che gettano ombre sulla gestione dell’accoglienza in tutta Italia.
Noi vorremmo sapere il motivo della morte di Moustapha. E non vorremmo aspettare ancora le risposte di un Governo che dimostra ogni giorno di non sopportare la trasparenza.