I recenti cedimenti di un ponte di nuova costruzione lungo la strada statale 121 Agrigento – Palermo e del viadotto Himera lungo la A19 Palermo – Catania non hanno fatto altro che evidenziare un dato talmente consolidato nell’opinione pubblica da assumere i contorni grotteschi di un “segreto di pulcinella”: le infrastrutture siciliane sono inadeguate e costituiscono un pericolo costante per la vita delle persone. All’alba del terzo millennio, il trasporto pubblico in Sicilia “viaggia” su standard qualitativi medievali grazie all’operato di una classe dirigente che, indistintamente dal colore politico, per 50 anni ha scelto di puntare esclusivamente sul traffico gommato mortificando tutti i territori (soprattutto il profondo Sud della Sicilia) e bloccando i grandi investimenti sul trasporto pubblico. Non è un caso che il traffico ferroviario sia stato totalmente smantellato e le stazioni ferroviarie versino in totale stato di abbandono.
Con l’abolizione delle province le strade di competenza dell’Ente intermediario sono state private anche dell’ordinaria manutenzione e le autostrade, se così possiamo chiamarle, crollano davanti ai nostri occhi. Il risultato è che la Sicilia, nello specifico il suo lembo più a sud, è abbandonata a se stessa e priva di collegamenti interni e con il resto d’Italia.
E’ di appena un anno fa la notizia, salutata quasi con incredulità, secondo cui sono stati appaltati i lavori per il completamento della Siracusa – Gela nel tratto Rosolini – Modica, unico cantiere aperto in Sicilia ma che sin da subito ha evidenziato una travagliata gestazione.
A pochi mesi dall’inizio dei lavori infatti, precisamente ad ottobre del 2015, le prime agitazioni da parte delle ditte a cui erano stati subappaltati i lavori. Per farla breve la Regione aveva i soldi ma non li accreditava alle imprese e solo dopo svariate proteste è arrivata un’anticipazione ( o “un’elemosina” secondo il parere delle ditte destinatarie) con fondi del Consorzio autostrade siciliane.
La firma del protocollo di Legalità. Nella giornata in cui è stato firmato il protocollo di Legalità- alla presenza del Prefetto di Ragusa, Annunziato Vardè e del prefetto di Siracusa, Armando Gradone – il Presidente del Cas (Consorzio autostrade siciliane) Rosario Faraci ha esordito garantendo la fine dei lavori del tratto Rosolini – Modica nei tempi previsti dal contratto con la ditta appaltatrice. I due prefetti hanno garantito, invece, i massimi controlli per evitare infiltrazioni mafiose nella realizzazione dell’opera. Nella stessa giornata le ditte subappaltatrici lamentavano la mancanza dei pagamenti da parte della Regione e minacciavano il blocco dei lavori con forte imbarazzo da parte dell’Assessore regionale ai Trasporti Giovanni Pizzo che rimane in silenzio. Interviene successivamente il Ministro degli Interni Angelino Alfano che sorvola sulla questione e a fine giornata dichiara ai giornalisti presenti che “le risorse ci sono e i lavori sono in svolgimento, sarebbe assurdo fermarli. Se ci sono dei ritardi da parte del governo verificherò subito con il ministro Delrio”. Ad oggi non abbiamo notizie da parte dei Ministri Alfano e Delrio che evidentemente, visto il nuovo blocco dei lavori, non hanno mantenuto fede all’impegno asunto.
Appalto e subappalto. L’appalto dei lavori per l’autostrada Siracusa – Gela è stato affidato, con apposita gara, alla Cosige Scarl, consorzio di imprese di cui fanno parte Società Italiana per Condotte d’Acqua s.p.a e Cosedil s.p.a., l’impresa edile fondata dall’On. Andrea Vecchio eletto alla Camera con la lista a sostegno di Mario Monti. I due partner, a loro volta, hanno subappaltato i lavori a diverse ditte tra cui la Castaldo s.r.l, un’ impresa napoletana molto conosciuta per la serietà e per la trasparenza con la quale svolge il proprio lavoro.
La Castaldo s.r.l.. Salvatore Castaldo, giovane imprenditore e proprietario della ditta a cui sono stati subappaltati i lavori delle opere e delle forniture necessarie per la costruzione dei lotti 6+7 e 8 – Ispica, Viadotti Scardina e Salvia, Modica – del 2° tronco dell’autostrada Siracusa-Gela, è venuto spesso in Sicilia per cercare di risolvere gli enormi problemi che la sua impresa ha dovuto affrontare sin dall’inizio dei lavori e di cui sono sempre stati a conoscenza sia il Cas che la Regione.
Nonostante l’inizio dei lavori fosse previsto entro novembre del 2013 e la consegna del tratto prioritario (quello che da Rosolini va Ispica) dovesse avvenire entro dicembre del 2013 per poi concludere l’intera opera a metà del 2017, il Cas ha consegnato i lavori “in regime d’urgenza nelle more della stipula del contratto” soltanto a giugno del 2014. A tutto ciò si aggiungono numerose ed ulteriori criticità evidenziate dai legali della Castaldo s.r.l nella diffida e messa in mora nei confronti della Cosige e del Cas: problemi espropriativi, interferenze con sotto-servizi, mancata consegna alle ditte dei progetti esecutivi. Nella diffida, che ho avuto modo di leggere pochi giorni fa quando ho incontrato a Ragusa l’imprenditore Salvatore Castaldo, si legge che “fin dal principio dell’esecuzione delle lavorazioni sono emerse insormontabili carenze progettuali ovvero imprevista indisponibilità delle aree” e diverse difficoltà riscontrate nel tratto interessato “con un evidente dispendio di risorse”.
La ditta Castaldo s.p.a. ha sottoscritto il contratto di subappalto con la committente in data 20 febbraio del 2015 “il contratto, in stretta aderenza con le previsioni dell’invito alla gara cui l’impresa ha voluto partecipare, prevede l’esecuzione in SUBAPPALTO di movimenti di terra ed opere in cemento armato, da eseguire in conformità a relativi progetti”. Il problema è che la Castaldo s.r.l. dava per scontata e certa l’esistenza, come peraltro desumibile dall’iniziale crono-programma delle attività, dei progetti esecutivi di cui non c’è mai stata traccia. Invece, come sottolineato nella diffida “si è registrato un andamento a singhiozzo configurandosi sostanzialmente un appalto a regia che ha visto precluso ogni tipo di autonoma programmazione e quindi di utile gestione delle risorse da parte del Subappaltante”.
Il blocco dei lavori e la recessione dal contratto da parte della Castaldo s.r.l.. Nonostante le numerose difficoltà la Castaldo s.r.l. , che ha occupato 100 lavoratori siciliani tra cui alcuni della provincia di Ragusa, ha provato ripetutamente tentativi di conciliazione nell’intento di proseguire i lavori, mettendo a disposizione ulteriori risorse per dimostrare la volontà e la capacità di raggiungere gli obblighi e gli obiettivi contrattuali del subappalto. L’impresa ha già eseguito i lavori per un totale di 5 milioni di euro senza ricevere il pagamento delle fatture presentate. Tanti sono stati i solleciti di pagamento nei confronti della Committente e del Cas ma ad oggi nessuna risposta concreta. Questi i motivi per cui la Castaldo s.r.l. non ha avuto alternative se non quella di optare per la recessione del contratto. Nella diffida infatti si legge: “sono derivate sostanziali alterazioni delle condizioni di esecuzione dell’appalto ed è risultata considerevolmente ridotta la capacità di gestione del Subappaltatore esasperando l’incidenza negativa degli oneri finanziari connessi all’esecuzione del contratto. L’alterazione delle iniziali previsioni ha compromesso pesantemente la posizione dell’impresa in termini di flusso di cassa aziendale, di perdita marginale delle attività, nonché di mancato ammortamento delle capitalizzazioni effettuate”.
Sulla base di quanto esposto, è d’obbligo porsi alcune domande sulla gestione dei soldi pubblici e sulle motivazioni per cui le infrastrutture in Sicilia rimangono incompiute. Il Cas (Consorzio autostrade siciliane) affida gli appalti senza assicurarsi della serietà delle imprese e la Regione ed il Governo nazionale non controllano la gestione dei fondi pubblici erogati alle ditte che si aggiudicano i lavori e che poi subappaltano ad altre. Solitamente, le imprese subappaltatrici, sono aziende di medie dimensioni che lavorano nei territori utilizzando operai locali e risorse proprie. Non si comprende il motivo per cui le grosse aziende, che spesso vedono coinvolti politici, non pagano le ditte subappaltanti ad avanzamento dei lavori così come previsto dalla legge. I ritardi dei lavori sono certamente ascrivibili al Cas cui occorrerebbe chiedere delucidazioni in merito alle varie problematiche riscontrate: mancata consegna dei progetti esecutivi alle ditte, problemi espropriativi, interferenze con sotto-servizi e addirittura la mancata consegna di alcune aree del tratto.
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