L’anno giudiziario si è aperto in Italia con un allarmante preoccupazione per la capacità di infiltrazione della ‘ndrangheta.
Piergiorgio Morosini, rappresentante del Csm, ha dichiarato a Reggio Calabria nella cerimonia d’inaugurazione: “La ‘ndrangheta è un sistema di potere criminale fondato su una rete relazionale poderosa. Relazioni affaristiche, municipali, familiari, che si estendono a maglie fitte su singoli territori e vaste aree, esprimendo enorme capacità diffusive anche nelle più ricche regioni del Nord Italia e che si espande anche con fortissime relazioni intercontinentali. Relazioni che coinvolgono uomini d’affari, politici, professionisti, che collegano luoghi elevati e luoghi infimi, della società e che contaminano gangli fondamentali dell’economia, della società, delle istituzioni e quindi del sistema democratico.”
Una fotografia ineluttabile che si sovrappone a quanto ha dichiarato il Procuratore Generale di Milano, Roberto Alonso, nella cerimonia d’apertura svolta nel Tribunale meneghino. “Esiste uno stabile collegamento tra le ndrine locali della Calabria e di quelle della Lombardia”. Poi aggiunge: “Le indagini effettuate dalla Dda, hanno dimostrato che alcuni rappresentanti dell’associazione mafiosa, erano riusciti ad allacciare rapporti di affari e cointeressenza con il mondo imprenditoriale, con ambienti della politica, con esponenti della pubblica amministrazione.”
Bastano questi due stralci di relazioni qualificate a dare la dimensione di una organizzazione criminale, che vive nella nostra nazione, ledendo la crescita democratica e culturale.
Dopo che la mafia ha subito la lotta dello Stato per vent’anni, c’è un ulteriore grave minaccia, che nonostante gli sforzi considerevoli profusi, continua la sua crescita per la composizione granitica delle sue fila. Rapporti di parentela alla base di matrimoni, fanno si’ che il pentitismo non attecchisca. E lo stile comportamentale quasi antropologico, mettono in difficoltà le indagini. Poco uso della tecnologia e scarsa comunicazione, rendono quasi inefficaci le intercettazioni.
Abbiamo una nuova piovra da combattere, che non è più la mafia ma la ‘ndrangheta. E ciò viene fatto, con l’impegno investigativo delle forze dell’ordine, con i loro uomini sul campo, ma anche con l’impegno quotidiano della società civile, nei luoghi dove la ‘ndrangheta ha le sue radici.