Il sistema era semplice ma efficace: nel bagno veniva posizionato un cestino per i rifiuti di plastica. Gli veniva appiccicato con del nastro uno smartphone, che poi veniva coperto con una busta nera. In corrispondenza con l’obiettivo della fotocamera, veniva praticato un minuscolo foro. Poi un’applicazione installata nel telefono attivava un timer di accensione e spegnimento della cam. Programmata a metà mattinata, un’ora strategica per l’appuntamento con il bagno, e il gioco era fatto.
Ed è per questo che la Procura di Sassari sospetta che forse c’è una rete di vouyeur e di appassionati di immagini da spy-cam, ramificata a livello provinciale, dietro l’arresto dell’operaio sospettato di aver allestito un Grande Fratello faidate nel bagno femminile delle ex Magistrali a Sassari.
L’uomo potrebbe essere l’anello di una catena ben più lunga. Lo smartphone non era un semplice occhio puntato sull’intimità di molte donne, ma un apparecchio con una memoria capace di raccontare ben altre cose. Gli esperti informatici, ai quali la Procura di Sassari ha affidato la perizia, stanno riesumando da quel pozzo digitale numeri telefonici, messaggi e contatti frequenti.
L’operaio si è difeso dichiarando che il telefonino gli era stato sottratto e dunque quel set di ripresa nella toilette delle docenti non era stato allestito da lui. All’apparenza è un insospettabile: sposato e separato, 42 anni, Una persona assolutamente normale, sulla quale molti conoscenti e colleghi di lavoro, sino a una settimana fa, sarebbero stati pronti a mettere la mano sul fuoco.
Ma oltre ai supporti digitali ritrovati in casa, ci sono altri elementi che giocano a suo sfavore: l’istituto Margherita di Castelvì è uno di quelli affidati al dipendente della Multiss. E quando è stato ritrovato il telefonino la squadra di P.P. si occupava proprio della pulizia delle ex Magistrali. Ma non si tratta dell’unico istituto, perché solo a Sassari la società si prende cura di altre nove scuole. Ma non basta: in Provincia la Multiss lavora anche ad Alghero, Thiesi, Bono, Bonorva e Pozzomaggiore.
I carabinieri dunque stanno verificando che lo stesso stratagemma non sia stato messo in atto anche da altre parti.