Alta la guardia. Rischia di essere un cavallo di Troia, il congelamento della di Veneto, Lombardia ed Emilia.
Alta la guardia. Rischia di essere un cavallo di Troia, inganno più che vittoria, il congelamento della “secessione” di Veneto, Lombardia ed Emilia. La pretesa delle tre regioni, come si sa, di trattenere sul proprio territorio il 90 per cento delle tasse da loro pagate allo Stato. E di avere per sé un livello di servizi non commisurato ai bisogni ma alla ricchezza. A danno del resto d’Italia, Sud in testa, cui sarebbero sottratti fondi statali per avere a sua volta servizi almeno decenti. Progetto non portato in Consiglio dei ministri. Anche perché, se lo sono detto zitti zitti, a maggio si vota per l’Europa e non vorremmo giocarci il voto del Sud. Se ne riparlerà, contateci. Nel frattempo, mentre il Sud respira di pericolo scampato, la sua disattenzione potrà fargli passare di tutto. Potrà passare che gli sgravi per chi assume al Sud se ne vadano in carrozza. Una decontribuzione attuale del 100 per cento per i contratti a tempo indeterminato (lascito del governo Gentiloni) che la ministra Lezzi vuole riconfermata, anzi estesa fino ai 45 anni. Ma sulla quale il Tesoro ha alzato sbarramenti che neanche per lo sbarco in Normandia. Concedendo solo il 50 per cento. E, soprattutto, che sia estesa anche al Nord. Ma come, è una riparazione verso il Sud che ha tutto meno, che riparazione sarebbe se è concessa anche a chi ha tutto più? Che riparazione sarebbe verso chi ha il doppio della disoccupazione e il triplo di quella giovanile?
Ah, saperlo. Così “Resto al Sud”, incentivi ai giovani che non partono, gli intra-prenditori che si mettono in gioco a casa loro. Misura sulla cui conferma c’è una nebbia più fitta di quella della Val Padana. Per non parlare del mitico 34 per cento, del quale non si dovrebbe nemmeno discutere visto che è più logico di un ombrello sotto la pioggia. Il 34 per cento minimo cui portare la spesa pubblica al Sud, cioè la stessa percentuale della popolazione meridionale. Sud in cui questa spesa pubblica per ogni cittadino è inferiore di 4500 euro rispetto a uno del Nord, insomma cittadini che valgono meno. Ma 34 per cento finito in “Chi l’ha visto?”.
Poi l’occhio semichiuso sul sommerso previsto nel decreto fiscale. Una economia sommersa al Sud spesso di sopravvivenza, altrimenti muori. Ma meglio non accanirsi così stanno buoni. E magari non vanno a vedere che tutto il condono (pardon, “pace fiscale”) favorisce i redditi più alti, quelli del Nord. Una evasione che il contratto di governo non combatte ma patteggia. E che vede cifre al contrario di quanto si afferma accusando il Sud. Vede la Lombardia e il Veneto al primo posto per valore assoluto e percentuale di tale evasione, guarda caso proprio le regioni che vogliono tenersi per sé le loro tasse (quelle pagate). Stessa filosofia verso il prelievo sulle “pensioni d’oro”, altro rallentamento ma non perché non odino più chi ha lavorato guadagnandosele. Ma perché la maggior parte sono al Nord e la “manovra del popolo” il Nord non lo tocca.
Al Nord si darà piuttosto il 47 per cento del reddito di cittadinanza (Di Maio dixit), quello che, quando si parla di Sud, è assistenza, ma poi non lo è più se lo si dà ad un Nord che non ne avrebbe proprio bisogno. Dato che al Sud c’è una povertà tripla. Dato che proprio per questo va al Sud il 70 per cento dell’attuale reddito di inclusione. E dato che se con i 780 mila euro al mese si vogliono rilanciare i consumi (quelli etici, per carità), allora è al Sud che c’è il 40 per cento di consumi in meno. Misteri della fede. Non calcolando neanche che già l’Europa ci ha mandato a dire che i suoi fondi per il Sud potrebbero essere ridotti, ripicca più o meno evidente per lo sforamento del deficit da parte italiana. Altra rognetta per la Lezzi. E fondi comunitari che al Sud già non si aggiungono, come dovrebbero, alla spesa nazionale, ma la sostituiscono. E che, è bene saperlo, vanno anche al Nord.
Film già visto gli asili nido, che non solo ora vanno a chi già li ha (22 per cento al Nord) e non a chi mancano (il Sud che ne ha solo il 4 per cento). Ma la cui spesa complessiva è stata ridotta, senza alcuna compensazione verso il Sud. E mentre le annunciate nozze tra Ferrovie dello Stato e Alitalia uniranno in un carrozzone una azienda che non dà l’alta velocità ferroviaria al Sud e un’altra che gli ha tolto tutti i voli. Esattamente un matrimonio d’amore. Per finire alla Rca, l’assicurazione auto, al cui scandalo permanente si poteva rimediare diminuendola a Napoli (meno 40 per cento) e in altre città del Sud. Dove cioè si paga di più perché ci sarebbero più truffe, colpendo così anche gli onesti. Ma la sacrosanta riduzione al Sud avrebbe portato un aumento al Nord. E il Nord non si tocca, non se ne fa nulla.
Chissà se tutto questo è sufficiente a far capire al Sud che, sospesa la secessione del Nord, gliela fanno pagare cara col resto. Altro film già visto fino a disgusto.
Fonte: lagazzettadelmezzogiorno.it
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