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Il vescovo alla ‘ndrangheta: “deponete le armi… La manovalanza si ribelli ai capi”
03 Set 2013 08:04

In nome di Dio e della Vergine deponete le armi; consegnatele, distruggetele, non ne comprate di nuove”.

È questo l’appello rivolto dall’ arcivescovo di Locri, Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, nel corso della celebrazione della sua ultima festa di Polsi in vista del trasferimento nella diocesi di Reggio Calabria.

”Non sono le armi – ha aggiunto – che danno pace; esse producono guerra, morte, distruzione. Non è un equilibrio di paura che dà la pace. Tanti di voi nel passato avete vissuto sulla vostra pelle la tragedia delle faide, con morti dolorose, paure e angosce inenarrabili, fughe dai propri paesi. È proprio questa triste esperienza a spingere oggi a una visione di vita diversa. Se uno possiede un’arma prima o poi la adopera, con le conseguenze che possiamo immaginare”.

”Le persone – ha proseguito mons. Morosini – aderiscono alle associazioni criminali perché presi dalla smania insana di godersi la vita senza grande sforzo. Se ciò è vero per i capi, lo è meno, o non lo è proprio, per la manovalanza, che rimane sempre subalterna e misera. Resistendo ad ogni pressione esterna e alla gogna mediatica alla quale alcuni sulla stampa pensavano di mettermi, ma fondandomi sulla verità del Vangelo, ho parlato in questo Santuario di fede, di riconciliazione, di conversione e di perdono, per tutti. Ribadisco, per tutti, nessuno escluso, anche per gli aderenti alla ‘ndrangheta, se decisi ad intraprendere un percorso di conversione. Se qualcuno pensava o sperava in un mio ripensamento, si è sbagliato. La verità del Vangelo non si può abbandonare. Contingenze storiche dell’ultimo secolo hanno unito questo Santuario al triste fenomeno della criminalità organizzata, per cui sciaguratamente la Madonna di Polsi viene definita come la Madonna della ‘ndrangheta. Tanta gente, che non ha la sensibilità del sacro e la delicatezza di una fede vera, ricama sopra questa triste realtà, costruendoci castelli di assurda connivenza della Chiesa con la criminalità organizzata che non vuole demolire”.

”Ma la nostra fede, la nostra preghiera, la nostra invitta speranza – ha concluso – non si piegano ed hanno l’ardire di credere che proprio da questo Santuario partirà quel segnale atteso di vittoria sulla mala pianta”.


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