La Commissione bicamerale d’inchiesta sul fenomeno mafioso è una cosa seria. Almeno lo è stata. Ha contribuito negli anni bui della Repubblica ad analizzare il fenomeno mafioso, a comprenderne meglio il radicamento nelle istituzioni e nella società italiana, gli scambi e i compromessi con il mondo politico, le connessioni sempre più strette, le compenetrazioni tra ambienti economici sani e sistema finanziario criminale. Non sto a ripetere la frase di Giovanni Falcone sulla mafia come fenomeno transeunte destinato ad essere sconfitto ma che in Italia sembra essere immortale.
Scrivo queste poche banalità per avanzare qualche dubbio sulla nostra reale volontà di eradicare il cancro mafioso. E comincio da chi ha la titolarità dell’azione di impulso legislativo per battere le mafie: la Commissione Antimafia. Il Parlamento. Chi rappresenta il popolo italiano. Oggi questa Commissione Antimafia distribuirà una lista di impresentabili (che cosa significa?) alle elezioni regionali, esponendo questi signori e signore dichiarati impresentabili al ludibrio pubblico. Saranno persone che candidate in alcune liste non hanno quella patina di verginità che si presume debba possedere chi si candida a rappresentare il popolo nelle istituzioni. In questo caso nei consigli regionali.
Ora, che la Commissione Antimafia si occupi di questa storia penosa di candidature pelose che avete letto sui giornali prim’ancora che le liste elettorali fossero presentate dai partiti, accettate dai candidati presidenti, validati dalle Corti d’Appello è pressapoco ridicolo a poche ore dal voto.
Ha più il sapore di becera battaglia politica qualunquista che di seria opera di prevenzione delle istituzioni dalle infiltrazioni di personaggi poco raccomandabili.
In Campania, ad esempio, chi può convincermi che è meno squallido sapere che c’è in lista un rinviato a giudizio per violenza sessuale piuttosto che un candidato presidente già condannato per abuso d’ufficio e dunque candidabile, eleggibile ma subito sospeso in caso di elezione?
E chi può dire quanti figli, mogli, fratelli, amanti e portaborse di questo o quel trombone politico sarano eredi dell’impero elettorale dell’impresentabile mafioso che non può candidarsi?
Ecco, questa pagella di verginità o se volete di impresentabilità che oggi rilascerà la Commissione Antimafia è poco più che un gioco politico che a nulla serve riguardo la pulizia della politica e della classe dirigente di questo Paese.
Se a questi giochetti della politica sull’impresentabilità di Tizio e Caio aggiungiamo il fatto i professionisti dell’antimafia stanno squalificando il movimento volontario che è il vero argine contro le mafie e lo Stato sta mostrando la corda nella gestione dei beni tolti ai mafiosi per affidarli a volontari poco raccomandabili (ci sono dei casi) o riaffidarli a mafiosi (è capitato), capirete che comincia a diventare una barzelletta persino la lotta alla mafia.
È un rischio che stiamo correndo e di cui dobbiamo parlare.
Lascia un commento