In Italia sempre meno imprese hanno coraggio di assumere, con una riduzione dei posti in palio di oltre cento mila unità rispetto allo scorso anno. Ma nonostante la crisi resta ancora uno zoccolo duro fatto da aziende esportatrici e orientate all’innovazione che prevede di firmare nuovi contratti.
Tradotto in cifre quest’anno le entrate programmate dalle imprese si fermano a quota 750 mila, lontane dal colmare il vuoto lasciato dalle uscite, pari in tutto a quasi un milione. Ecco che in un solo anno risulteranno persi circa 250 mila posti, con picchi negativi nelle costruzioni e nel commercio, per non parlare del Mezzogiorno. A fare i conti sono Unioncamere e ministero del Lavoro nell’indagine Excelsior. Una ricerca che ha portato a intervistare quasi cento mila realtà tra gennaio e maggio. Dal monitoraggio emerge come le imprese che intendono assumere nel 2013 siano scese sotto quota duecentomila: ormai sono solo 197 mila, in calo rispetto al 2012 (218 mila), ma anche a confronto con il ‘nero’ 2009 (290 mila).
Così oggi è pronto a siglare nuovi contratti solo il 13,2% del totale delle aziende dell’industria e dei servizi, ma il solo fatto che la percentuale non sia azzerata è da considerare positivo. Almeno così il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, commenta i dati, sottolineando come le “le aziende stiano cercando di mantenere mano d’opera”. Sulla stessa linea il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, che fa presente come in Italia ci siano quasi 50 mila lavoratori “introvabili”, frutto di un disallineamento tra la domanda e l’offerta.
In particolare i più ricercati sono i tecnici nei campi dell’informatica, dell’ingegneria e del marketing. Andando a guardare più da vicino le assunzioni previste dalle aziende si scopre come solo 152 mila siano contratti a tempo indeterminato: una fetta minoritaria anche se in aumento sul 2012. Il resto riguarderà posti temporanei, con una crescita delle collaborazioni con partite Iva. Sale la domanda per laureati e diplomati, ma sembra esserci poco spazio per gli under 30.
A proposito d’età, nel dl lavoro, all’esame nell’aula del Senato, sfuma l’innalzamento a 35 anni come soglia limite per ottenere l’incentivo in caso d’assunzione a tempo indeterminato. Si precisa anche che gli incentivi non andranno ai contratti “di lavoro domestico “, cioè per colf e badanti. Il decreto, appena uscito dalle commissioni, è cambiato poco e molto probabilmente non subirà grandi trasformazioni neppure nel passaggio in aula. C’è però l’impegno del Governo, espresso in un ordine del giorno, a rifinanziare la cig in deroga. Tra le novità anche un milione di euro per il ‘Fondo mille giovani per la cultura’, destinato alla promozione di tirocini.