La giornata di martedì è stata segnata, caratterizzata dal botta e risposta tra Sergio Rizzo (Corriere della Sera, nella foto) e Paolo Di Laura Frattura (Presidente della Regione Molise).
Il primo metteva in evidenza i vari e presunti conflitti d’interesse del secondo e quest’ultimo rispondeva in maniera alquanto sarcastica a quasi tutti i punti interrogativi del primo.
In entrambi gli scritti vi erano a mio avviso alcune inesattezze e ipotesi azzardate.
Scritte sulla sabbia.
Ma, se nel caso del giornalista di Via Solferino può esserci l’aggravante di aver calcato la mano sui legami parentali tra alcuni eletti e il Presidente (tutti possono candidarsi, siamo ancora in Democrazia) ciò che lascia qualche dubbio, però, è la risposta del Presidente.
In primis non smentisce minimamente l’intreccio economico alla base del pezzo e in seconda analisi torna, contraddicendosi, a dare fiato a Massimo Romano (Candidato Presidente per Costruire Democrazia) il quale, senza prove concrete, non può essere accusato di nulla dato che tutto ciò che è stato scritto è pubblico e quindi reperibile da chiunque.
Tutto questo lascia presupporre che la risposta data sia stata ragionata di pancia e non di testa mettendo avanti il livore e non la logica.
Logica che chi si accinge a governare un’ ente deve avere sempre e comunque.
Ha ragione Pasquale Di Bello (Il Giornale del Molise) nella sua difesa al Presidente quando dice, anzi scrive, che ciò che conta è una nuova classe dirigente debba essere giudicata per il lavoro amministrativo che svolge e, nella fattispecie il tempo trascorso dall’elezione ad oggi è ancora troppo poco quindi ingiudicabile o quantomeno il giudizio sarebbe molto sommario.
Condivido in toto questa riflessione, così come spero che in futuro il Molise possa esser citato, sulle pagine dei quotidiani nazionali, per risultati ottenuti in materia di lavoro, ambiente, sanità ecc.
Cosa che un giornalista acuto e autorevole come Rizzo non mancherà di fare nel caso l’amministrazione Frattura raggiunga gli obiettivi prefissati in campagna elettorale.
Così come farebbe in caso contrario.
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