Si agita, rivendica meriti per se e scarica le colpe sugli altri, magnifica le inesistenti note positive del suo governo e prova, senza riuscirci, ad occultare i suoi disastri. Ma continua a muoversi in assoluta solitudine, tenuto conto che il PD è di fatto ibernato dalle pesantissime responsabilità del suo passato, anche recente, e quando prova ad attaccarlo sembra quasi volersi predisporre a prendere schiaffoni, piuttosto che a darli.
A questa condizione di favore deve aggiungersene un’altra. Chiodi ha potuto concentrare sulla sua persona un potere enorme, avendo cumulato, oltre a quello tipico di un Presidente di Regione, anche quello di commissario alla sanità (che impegna quasi il 90% del bilancio regionale) e di commissario per il terremoto (con una dotazione da gestire di qualche miliardo di euro).
Dunque, ha avuto la possibilità di incidere sul presente e sul futuro della Regione Abruzzo come a nessun altro era capitato prima.
Da queste condizioni di partenza, straordinariamente più favorevoli rispetto a quelle di tutti gli altri Presidenti di Regione d’Italia, sarebbe stato ragionevole aspettarsi di ritrovarlo al primo o, almeno, ai primissimi posti nella graduatoria sul gradimento da parte dei cittadini.
Ed invece è l’ultimo!
Proprio l’ultimo, come testimoniano i dati pubblicati poche ore fa da Datamedia. Per chi lo ha visto all’opera, non è affatto una sorpresa. È esattamente ciò che accade, anche al di fuori della politica, a tutti quelli che hanno la presunzione di poter assumere ruoli e responsabilità di gran lunga superiori, rispetto alla proprie obiettive capacità. A tutti quelli, cioè, che non hanno la dote di saper riconoscere i propri limiti. Ora si tratta di capire se a queste tre condizioni di partenza favorevoli, il Partito Democratico ne aggiungerà una quarta, scegliendogli come avversario per le imminenti elezioni regionali un candidato ancora più inadeguato di quanto si sia rivelato, agli occhi dei cittadini abruzzesi, lo stesso Chiodi. E l’eventualità è tutt’altro che da escludere.
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