Non il frutto di una “strategia politica” tesa a rallentare o fermare le indagini della Corte dei Conti sulle spese dei consiglieri regionali, ma “la scelta migliore“: Paolo Romano, Presidente del Consiglio regionale della Campania, esclude “assolutamente” che ci sia una connessione tra la scelta di Francesco Capalbo a nuovo capo dipartimento della segreteria generale amministrativa e il fatto che il fratello, Ferruccio Capalbo, sia un magistrato della Corte dei Conti.
“Rispetto ai curriculum che ci sono arrivati – ha affermato Romano – quello di Capalbo era il più adatto. É su queste basi che l’Ufficio di Presidenza ha valutato e scelto“. Romano ha fatto sapere di aver parlato con il diretto interessato, “un professionista di alto livello, che non si lascia influenzare da alcun tipo di illazione“.
Chi ha parlato con lui, riferisce che Capalbo è sereno nell’affrontare il compito che l’aspetta, che è un tecnico che chiede di essere valutato sulla base di ciò che farà. Nel palazzo del Centro Direzionale, dove ha sede il Consiglio regionale campano, in molti, però, hanno storto il naso. Per qualcuno, tale scelta non comporterà sconti ai consiglieri sotto indagine – posizione espressa, tra l’altro, anche da Romano – ma, al contrario, spingerà la magistratura contabile nella direzione opposta: a essere più severa e scrupolosa. Su un altro piano chi invece pone una questione di “opportunità politica“.
Se dovesse arrivare una decisione in base alla quale la Corte dei Conti ritiene che le spiegazioni fornite dai consiglieri siano sufficienti – é il ragionamento – si penserebbe a una reale correttezza dei componenti del parlamentino oppure a una decisione presa in virtù della scelta del fratello di un magistrato come capo dipartimento? A rispondere, anche in questo caso, è il presidente del Consiglio regionale che bolla come “un’assurdità” il voler parlare di opportunità politica, anche perché la scelta di Capalbo è stata fatta, assicura, “nella maniera più meritocratica possibile“.
Romano, soprattutto, tende a sottolineare che Capalbo è un professionista “di 40 anni“, un’età che, “unita al suo curriculum tra i più prestigiosi mai visionati, fanno di lui l’uomo giusto al posto giusto per avviare una ‘rottamazione’ della burocrazia‘”. “Altro che illazioni – ha concluso Romano – qui siamo di fronte a uno straordinario professionista che ha saputo anche avere il coraggio di accettare una sfida ardua, ma possibile: quella di ridare vigore alla gestione del Consiglio, scardinando vecchie logiche che non sono solo morte, ma addirittura puzzano“.