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Il fratello di Don Puglisi accusa: “Meglio vivo che beato”

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“La beatificazione di mio fratello? Io preferivo che fosse ancora vivo, anziché beato. La Chiesa oggi lo fa beato, ma quando serviva una mano nessuno gliela diede a Pino”.

Parole di dolore e di amarezza quelle di Gaetano, 82 anni, fratello maggiore di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1992 e che il 25 maggio prossimo diventerà beato.
Il primo ucciso dalla mafia che sale agli onori degli altari.

La testimonianza del fratello di don Puglisi è raccolta da Mario Lancisi, giornalista del quotidiano Il Tirreno, nel libro “Don Puglisi. Il Vangelo contro la mafia”, edito da Piemme, con la prefazione di don Luigi Ciotti, in cui è ripercorsa la vita del ex parroco di Brancaccio, ucciso dai fratelli Graviano, i mandanti delle stragi dell’estate del 1993.

Un’estate calda, iniziata con l’attentato dei Georgofili, a Firenze, il 27 maggio 1993, e conclusa il 15 settembre con l’uccisione del parroco di Brancaccio da parte di un commando guidato dal killer Salvatore Grigoli (46 omicidi) e Gaspare Spatuzza.

Nella biografia di don Puglisi viene dato spazio alle testimonianze dei più stretti collaboratori del prete palermitano: dal suo vice parroco Gregorio Porcaro a suor Carolina Iavazzo e Pino Martinez, dai magistrati Giancarlo Caselli e Lorenzo Matassa e Luigi Patronaggio, pm dell’inchiesta che ha portato all’individuazione dei killer e dei mandati dell’omicidio, nonché del vescovo Vincenzo Bertolone, postulatore della causa di beatificazione

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