Boss imprenditori che agli agguati preferiscono gli affari e che puntano sempre di più su quello che ormai rappresenta una delle maggiori fonti di reddito, una sorta di impero: la gestione delle sale bingo, del gioco d’azzardo on line, delle scommesse sportive e non.
C’è tutto questo dietro il blitz che in tutta Italia, ha portato all’arresto di 55 persone – due i ricercati – e al sequestro di beni per un valore di 450 milioni di euro. Affari in mano al clan camorristico dei Casalesi, gruppo Schiavone, e condotti anche grazie ad un’asse con la mafia e la ‘ndrangheta.
L’operazione interforze condotta oggi disegna un quadro sempre più chiaro e frutto di una “indagine di estrema complessità”, come ha sottolineato il procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo. Indagini, ben tre, che hanno dimostrato come i Casalesi, capeggiati da Nicola Schiavone, figlio del boss Francesco, ‘Sandokan’, investe e ricicla soldi ‘sporchi’ nel gioco d’azzardo e nel mondo ad esso connesso. È soprattutto nelle province di Caserta, Napoli, Frosinone, Modena, Reggio Emilia e Catania che il blitz è stato messo in atto; l’Emilia Romagna e il Lazio, in particolare il Frusinate, le regioni dove si sono concentrati gli investimenti più alti.
É stato così documentato, tra l’altro, l’interesse nella gestione di circoli privati dove erano installate slot machine modificate nonché di siti per l’esercizio del gioco d’azzardo on line; molti i server individuati in Romania. In particolare, ad esempio, è stato accertato che Antonio Noviello, responsabile della gestione delle sale da gioco e di alcuni investimenti in Emilia Romagna, era il gestore del circolo privato Matrix a Castelfranco Emilia (Modena) dove si praticava il gioco d’azzardo.
A occuparsi dell’installazione delle apparecchiature e delle loro modifiche, gli indagati avevano coinvolto l’impresa modenese G.A.R.I. srl, il cui amministratore unico, Antonio Padovani è risultato contiguo alla famiglia mafiosa capeggiata da Nitto Santapaola. Ed ancora, documentati anche i rapporti tra il gruppo Schiavone e la società di scommesse ‘Betting 2000’, titolare di concessione del ministero delle Finanze. Tra i casi esaminati anche quello del Frusinate dove un ex vertice dell’Ascom era una sorta di vero e proprio broker visto che era in possesso di tutte le informazioni sulle sale bingo che si potevano acquisire.
Del resto, come sottolineato dal procuratore Colangelo, è proprio questo ormai il modus operandi della criminalità organizzata. E cioé, “entra in una prima fase quasi in punta di piedi offrendo soccorso oppure cifre importanti per entrare o nella società o nell’acquisto dell’impresa, dopo di che, una volta entrata, opera con i metodi tradizionali che possono essere quelli della minaccia, della violenza o della continua e lenta estromissione degli originari proprietari”.
Maxi il sequestro dei beni: ben 347 immobili, tra terreni e fabbricati, 148 aziende, 280 autovetture, tra cui una Ferrari ‘550 Maranello’ e una Ferrari ‘F 355’. E poi anche 247 rapporti bancari e quote societarie per un valore pari circa 1 milione di euro.