Dalle bottiglie alle buste ‘usa e getta ‘, fino alle microparticelle, tre quarti della spazzatura che si trova in mare è plastica, una quota che supera anche l’80% lungo le coste del Mediterraneo. Il drammatico bilancio arriva da un rapporto richiesto dall’agenzia federale dell’ambiente tedesca e dalla Commissione Ue, che ha fatto il punto sulla situazione dei rifiuti marini in Europa. Da dove arriva tanta immondizia in mare?
Soprattutto dalla terraferma. Ricercatori e ambientalisti lanciano l’allarme da tempo: l’ultimo arriva da un’osservazione diretta in mare sui traghetti fra Toscana e Corsica di più di 40 ore coordinata dall’Università di Pisa e da Ispra, secondo cui oltre l’80% dei rifiuti più grandi di 25 cm, circa uno ogni 5 km in una striscia di 100 metri, sono plastiche come teli e buste, insieme a cassette per il pesce di polistirolo.
La differenza adesso è che a suonare la sveglia è Bruxelles, al lavoro su “una proposta per ridurre l’uso delle buste di plastica nell’Ue, che verrà presentata in autunno ” riferiscono fonti comunitarie. L’idea è quella di “dare agli Stati membri un menu di possibili misure, dal divieto ad una tassa “, rispettando le regole del mercato unico. Una boccata d’ossigeno per l’Italia, non ancora uscita dalla procedura d’infrazione per il divieto di uso delle buste di plastica non biodegradabili. Lo stesso richiesto per tutti i Paesi Ue dalle migliaia di firme della petizione lanciata dalla Surfrider Foundation Europe, che arriverà sul tavolo del commissario europeo all’ambiente, Janez Potocnik, sempre in autunno.
“Ora Bruxelles considera l’immondizia in mare una priorità e allo stesso tempo vuole rivedere la direttiva rifiuti ” spiega Antidia Citores di Surfrider Foundation Europe. L’ong ambientalista, che a dispetto del nome conta oltre 40mila sostenitori e non solo surfisti, è impegnata tutto l’anno in operazioni di pulizia sulle spiagge d’Europa, con quasi 4.000 partecipanti già arruolati quest’anno, oltre il doppio del 2012. In Italia il partner è Legambiente, che nell’ultima edizione di ‘spiagge e fondali puliti ‘ in un weekend a maggio ha raccolto 25 tonnellate di immondizia, mozziconi e filtri di sigarette in primis, poi sacchetti e bottiglie di plastica. Quanto impiega una bottiglia di plastica a degradarsi in mare? Circa 450 anni, lo stesso per un pannolino usa e getta.
Ad una lattina di bibita si stima servano 200 anni, 10-20 anni ad una busta di plastica e fino a cinque anni ai mozziconi di sigaretta. Ma la guerra alla spazzatura più invadente del Pianeta è appena all’inizio, visto che oggi la sfida emergente è sempre più quella contro le micro-plastiche, cioè inferiori a 5 mm, che oltre a soffocare l’ambiente marino possono interferire con il sistema endocrino ed entrare nella catena alimentare. Nel Mediterraneo Nord occidentale il rapporto fra micro-plastiche e zooplankton è già di uno a due, ma il primo Paese Ue a combattere questa battaglia è l’Olanda: all’ultimo Consiglio dei ministri dell’ambiente europeo ha proposto il divieto dell’uso di micro-plastiche nei cosmetici.
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