Quanti altri ragazzi devono essere uccisi ancora (innocenti o camorristi che siano) perché si capisca che sta succedendo qualcosa di veramente grave a Napoli dal punto di vista criminale nella zona di Forcella?
C’è qualcuno che ha responsabilità in questa città che è a conoscenza del fatto che da quelle parti, tra quei vicoli ci sono migliaia di napoletani perbene che hanno paura persino di fermarsi al bar, per strada o andare in chiesa per paura di rimanere uccisi? Mi fa una rabbia leggere sempre le stesse cazzate sull’omertà della gente del quartiere.
Ma quale omertà? Ma che devono fare la persone che abitano a Forcella, le indagini e trovare i colpevoli di questa mattanza di camorra per controllare il traffico di cocaina? Anche io ho paura ad andare a Forcella.
Che significa che sono omertoso? Che sono un poco di buono? C’è un giovane giornalista napoletano, Fabio Postiglione del quotidiano Roma, che racconta questa faida di camorra tutti i santi giorni. Ebbene questo giovane giornalista, un eccellente professionista, uno che ha coraggio da vendere, per usare una espressione un pochettino greve “uno ca tene e palle”, da mesi lo intimidiscono in ogni modo. Gli hanno distrutto auto, motorino, minacciato per strada una marea di volte. Ha fatto denunce su denunce. Portato prove e sospetti su chi lo intimidisce. Niente.
Continuano a intimidirlo come se nulla fosse. E lui continua a fare il giornalista. Schiena dritta e avanti col racconto. Ma siccome non si chiama Chiariello (uso il mio nome così nessun papavero si offende) nessuno se ne fotte, spiega cosa accade a questo giornalista. Che cosa aspettiamo? Vogliamo un altro martire dell’informazione? O vogliamo arrestare chi lo intimidisce? Insomma a questo benedetto Fabio Postiglione vogliamo far capire che lui non è solo col suo giornale ma dietro di lui c’è lo Stato, la sua città, la sua gente?
A Forcella vogliano far capire che lo Stato è una roba seria, non raccoglie morti ma assicura sicurezza ai vivi? Insomma lo Stato è e deve essere anche a Forcella il clan vincente. Non deve essere il participio passato del verbo essere. Questa battuta del cavolo non la voglio più fare…