Scatta foto alle serrande abbassate dei negozi e alle locandine ancora appese fuori ai teatri, ferme al 6 aprile del 2009, che raccontano la storia di una città culturalmente attiva.
È alla ricerca di forma di vita, il Ministro della Cultura, Massimo Bray, oggi a L’Aquila per inaugurare la seconda edizione della kermesse I cantieri dell’Immaginario. Lo attrae e lo colpisce qualsiasi simbolo che racconti la quotidianità di un centro storico, oramai deserto.
“La città sono tali se piene di persone che le abitano– mi dice durante la passeggiata in centro storico, dove il Ministro visita i cantieri aperti o da avviare- C’è vita dove c’è gente che lavora, dove le piazze sono punti d’incontro e non vuote come mi capita di vedere qui.
Trovare delle locandine ancora fuori dai teatri mi colpisce e mi rattrista, come mi ha colpito, la volta scorsa che sono venuto, ascoltare le parole di dolore di una donna che mi ha portato dentro casa sua. Una casa, dove non poteva più rientrare e dove si è persa ogni traccia dell’esistenza precedente”.
La nostra conversazione subisce i ritmi della visita dei cantieri del centro. Si inizia dall’Oratorio di San Giuseppe dei Minimi, riaperto proprio ieri, dove il Ministro si ferma a dialogare con don Luigi Maria Epicoco, che gli regala l’olio santo.
Poi una tappa al teatro San Filippo “Quando iniziano qui i lavori?”. Domanda al responsabile del cantiere. “Il 26 luglio dovremmo consegnare i lavori”, risponde. “Bene, allora il 26 luglio sarò di nuovo a L’Aquila”.
“Mi conforta che molti cantieri affidati al Ministero stiano partendo. È importante rispettare i tempi per poterli restituire al più presto agli aquilani. Il governo tuttavia dovrebbe assumersi l’impegno di far procedere in parallelo la ricostruzione delle abitazioni civili, perché è importante che i cittadini possano ritrovare la loro vita, le loro case, la loro storia, tutto ciò che fa parte del loro vissuto, che si è spezzato”.
“Vorrei davvero dare un segnale di speranza”, mi dice mentre proseguiamo verso nostro tragitto.
“La cultura può essere il collante di una comunità. Ma credo che in questo momento devono essere compiute scelte politiche forti. La politica deve dare risposte al paese e devono essere risposte sicure, ferme. Se si vuole che i cittadini tornino ad avere fiducia nella politica, la politica deve essere capace di ascoltare i cittadini”.
Sono parole energiche, pronunciate con convinzione dalla stessa persona mite e pacata, che nel suo discorso inaugurale de I canteri dell’Immaginario ha più volte fatto riferimento ad Ernesto De Martino, circa il forte legame tra cultura e popolo.
“Non si possono tagliare risorse a situazioni come L’Aquila, perché L’Aquila, come altre realtà del paese sono il simbolo di comunità che vogliono credere in uno sviluppo differente. Il Presidente del Consiglio ha preso l’impegno preciso di trovare più risorse per la cultura. Nel caso dell’Aquila si deve andare oltre, perché la cultura è il collante per ricostruire il senso di una comunità. Bisogna garantire risorse e tempi certi”.
“La cultura non può essere un analgesico spirituale, al contrario qualcosa per ricominciare a vivere- conclude il Ministro, mentre imbocchiamo via Verdi, diretti verso il teatro comunale, altro cantiere che dovrebbe partire a breve, forse ad ottobre- Non può esistere L’Aquila fuori dall’Aquila, fuori da tutto quello che rappresenta la storia di questa città”.