“In Sicilia tutto il comparto dei servizi di assistenza alle persone affette da disagio psichico permane in una situazione al limite dell’emergenza sociale: l’inadempienza del governo regionale e i tagli indiscriminati ai comuni rischiano di far chiudere definitivamente le 250 comunità-alloggio psichiatriche che forniscono assistenza terapeutica a circa 2500 pazienti in condizione di disabilità mentale”. Con queste parole il presidente del Coresam (Coordinamento regionale salute mentale) Francesco Lirosi si rivolge al presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) Raffaele Cantone.
“Il nostro appello – alla luce delle recenti linee guida licenziate dall’Anac proprio in materia di affidamento dei servizi agli enti del terzo settore e alle cooperative sociali – vuole essere provocatoriamente un’autodenuncia, affinché si possa intervenire sulla condizione al limite della legalità e della trasparenza che, ogni giorno, gli oltre 2000 operatori e le famiglie dei disabili mentali sono costrette a vivere. Noi non vogliamo essere complici delle istituzioni che non rispettano la legge – continua Lirosi – la Regione Siciliana, a distanza di due anni, non ha ancora emanato il decreto attuativo della norma 21/2014 che consentirebbe la piena integrazione socio-sanitaria delle comunità alloggio siciliane, così come avviene nel resto d’Italia”.
Una questione approdata di recente anche in VI Commissione Servizi sociali e sanitari dell’Ars (Assemblea regionale siciliana) e oggetto di un’interrogazione del presidente Giuseppe Digiacomo al Governo regionale, con l’obiettivo di sollecitare anche notizie dettagliate sullo stato dell’arte del decreto di integrazione socio-sanitaria, più volte annunciato e mai pervenuto in Commissione.
“Se ai ritardi imputabili alla Regione – continua Lirosi – aggiungiamo le inaccettabili condizioni imposte dalle Amministrazioni comunali il quadro è definito: vogliono letteralmente affossare un sistema che fino ad oggi ha garantito una buona pratica di cura e recupero psicosociale dei soggetti con disabilità mentale. Assistiamo impotenti all’impoverimento dei fondi comunali che innesca un indecente gioco al ribasso, riducendo del 30% la quota delle rette mortificando la dignità dei lavoratori e mettendo a rischio la qualità dell’assistenza ai disabili mentali. Oltre ai ritardi cronici nei pagamenti – conclude – alcune Amministrazioni offrono ricoveri al miglior offerente e non secondo i parametri stabiliti dall’assessorato regionale con la precisa volontà di far chiudere le strutture e dimettere i pazienti. Sullo sfondo resta il dramma delle famiglie con soggetti affetti da disabilità mentale, una condizione di disagio che ormai è diventata una vera e propria emergenza sociale”.
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