Continuano a fare discutere i due picchi elevatissimi di diossina rilevati a Taranto al quartiere Tamburi nei mesi di novembre 2014 e febbraio 2015. Si chiede chiarezza alle istituzioni preposte al controllo che adesso, a distanza di mesi, avranno il difficile compito di risalire a cosa le abbia causate. Dal canto suo, il Ministero dell’Ambiente declina ogni accusa di ritardo nella diffusione dei dati.
“Soltanto venerdì 26 febbraio”, si legge in una nota, “al Ministero dell’Ambiente è giunta ufficialmente notizia, dal presidente della Regione Puglia Emiliano che ci ha inviato per conoscenza una lettera destinata ad Arpa Puglia ed alla azienda sanitaria locale, dell’esistenza di dati da cui si evincerebbe una problematica relativa alla diossina in talune aree della città di Taranto. Tali dati, insieme ad un documento elaborato dal Politecnico di Torino, sono stati richiesti per le vie brevi ad Ilva. Non appena tale documentazione perverrà al Ministero sarà pubblicata sul sito istituzionale dello stesso come accade per tutti i documenti di interesse pubblico. Contestualmente il ministero – conclude la nota – solleciterà ad Ispra una valutazione della documentazione, anche in relazione agli impianti industriali operanti nell’area. Chiarita la portata di quanto affermato nel documento si decideranno le azioni da intraprendere”.
Chi di certo non si accontenta e vuole vederci chiaro su cosa è accaduto è il Movimento Cinque Stelle e i Verdi di Taranto. Rosa D’Amato, europarlamentare pentastellata, ha annunciato che presenterà un’interrogazione alla Commissione Europea per informarla dell’accaduto e incalzare il governo Renzi.
“Mi auguro che la Procura apra un’inchiesta in tempi rapidi”, afferma Rosa D’Amato. “Per quanto mi riguarda, chiederò all’Ue di intervenire per fare chiarezza e di procedere col ricorso per inadempimento alla Corte di giustizia dell’Unione europea, dando seguito al parere motivato della procedura di infrazione ferma a ottobre 2014”.
“I tarantini devono sapere cosa sta accadendo”, spiega conclude l’eurodeputata M5S, “devono capire, al di là degli spot del governo e dei suoi commissari, quanto l’Ilva produce e quanto inquina”. Infine, attacca il primo cittadino di Taranto, Ippazio Stefano: “Il sindaco la smetta di nascondersi, rappresenti la città per davvero e chieda conto al governo, all’Arpa di quanto accaduto convocando un consiglio comunale urgente”.
I Verdi di Taranto, invece, hanno messo nero su bianco cinque domande che sottopongono all’attenzione del Governo e che qui riportiamo:
1) in riferimento alla movimentazione della diossina all’interno dell’Ilva e fuori della stessa, chiediamo se si siano verificati eventi anomali, quali percorsi facciano i sacchi e con quali precauzioni, a tutela della popolazione residente in prossimità degli impianti e dell’ambiente circostante?
2) per quanto riguarda la asserita produzione di diossina da parte di soggetti diversi dall’Ilva, quando sarebbe avvenuta e in quale misura per ogni periodo e/o evento?
3) perché nell’area dove si produce la maggior parte della diossina e cioè nel reparto di sinterizzazione non siano stati posti dei deposimetri?
4) quanta diossina sia entrata nelle stanze degli abitanti dei Tamburi e quanta se ne sia dispersa nei terreni coltivati?
5) perché dati così allarmanti siano stati tenuti nascosti alla popolazione e ai decisori locali, impedendo di fatto di prendere provvedimenti adeguati a tutela della salute?
Lascia un commento