La legislazione attuale sul caporalato impedisce la repressione del fenomeno e temo che anche la nuova che sta per essere approvata non sia molto migliore.
Il reato, infatti, non sussiste se il caporale non esercita violenza e minaccia e se non incute timore nel lavoratore.
Bisogna definire come reato grave suscettibile di arresto in flagranza e pene coerenti con la gravità del fenomeno la semplice condotta del fare mediazione di manodopera senza passare dal collocamento pubblico o privato regolarmente autorizzato.
Solo qualche giorno fa mi ero congratulato con le forze dell’ordine e lunedì scorso ho letto della scarcerazione dei due caporali arrestati perché il fatto non sussiste.
Di seguito la notizia dall’ANSA:
“Il gip del Tribunale di Taranto non ha convalidato gli arresti domiciliari e ha scarcerato Vincenzo Bulfaro, pregiudicato 59enne di Ginosa, e una 48enne romena, arrestati dai carabinieri per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nei campi. Il gip, informano in una nota gli stessi carabinieri, non ha accolto la richiesta del pm e non ha convalidato gli arresti, non rilevando condotte intese ad incutere timore e coartare la volontà dei braccianti. I due soggetti sono quindi stati liberati nel primo pomeriggio di oggi. I militari avevano fermato un veicolo Fiat Ducato al confine tra Ginosa Marina e Laterza con a bordo, oltre ai due arrestati, altre 9 persone di nazionalità romena, 5 uomini e 4 donne. I lavoratori trasportati avevano riferito, secondo la ricostruzione dei carabinieri, di essere stati reclutati dal conducente e dalla loro connazionale, che provvedevano, con sistematicità, al loro trasporto sul luogo di lavoro dietro corrispettivo di una somma di denaro che variava dai 2 ai 3 euro a persona”.