“Devo dire, per un problema di coscienza, a distanza di 21 anni, che quando sono arrivato sul posto della strage, c’erano almeno quattro, cinque uomini dei servizi. Avevano la spilletta del Ministero dell’Interno. Era gente di Roma e non capivo che cosa facevano. Ma sono certo, perché li conoscevo”.
Lo ha detto deponendo al processo quater sulla strage di via D’Amelio, in corso di svolgimento davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta il sovrintendente di polizia Francesco Maggi, che intervenne sul luogo dell’agguato.
“Sono arrivato – ha aggiunto – quasi subito, ma le fasi erano molto concitate. Vidi i corpi dilaniati, una cosa che mi ha segnato. Non c’era più niente da fare, ma ho notato che c’erano gli uomini dei servizi segreti. E ancora oggi non mi spiego come fossero sul posto e chi li avesse avvisati in così poco tempo”.
Alla domanda del Pm se conoscesse i loro nomi il teste ha risposto: “quella è gente che non dà confidenza e poi non potevo chiedergli cosa facessero lì”.