Un esercito di 300 candidati che ha poche, pochissime possibilità, di essere eletto. Perché in consiglio, a parte quelli della coalizione vincente, andranno come consiglieri (16 in tutto a partire da quest’anno) probabilmente solo i candidati a sindaco, semmai riusciranno tutti e 6 a raggiungere il quorum. La parcellizzazione del voto a Sulmona (25 mila abitanti, il test amministrativo più importante d’Abruzzo a maggio) è l’esempio più evidente del fallimento della politica, dove per portare acqua e voti ad una coalizione, non ci si è fatto scrupolo di spaccare condomini e famiglie.
A prescindere dal progetto politico e programmatico. In alcuni casi le liste sono state compilate a tavolino per strappare qualche “goccia” all’una o all’altra fazione, dopo un’attenta analisi di parentele, amicizie e favori da restituire; in altri i candidati sono lì solo per prendersi un mesetto di pausa a lavoro, con il fenomeno degli agenti candidati che prendono sistematicamente zero voti (una quarantina solo quelli di polizia penitenziaria). Insomma in corsa per il palazzo c’è chi non sa neanche dove e cosa sia la residenza municipale.
Ben oltre, insomma, il fenomeno dei cosiddetti riempilista: quello a cui si assiste in questa tornata elettorale è un arrembaggio senza senso verso il nulla. Le incongruenze sono tante e a volte sfociano in paradossi, come quello del candidato consigliere Alessandro Palumbo, iscritto nelle liste di Fratelli d’Italia, ma che sul santino elettorale ha messo in bella vista il carattere indipendente della sua candidatura. Non è solo una questione di forma, ma di sostanza: perché Palumbo al programma del suo candidato sindaco Enea Di Ianni non solo non ha partecipato, tanto da proporre un suo programma alternativo, ma non ne condivide neanche l’impostazione politica. Lui che è “per la discontinuità” e che sulla carta è al fianco di chi ha fatto della continuità amministrativa il suo cavallo di battaglia (tanto da spaccare il centrodestra), la classe politica uscente, degli ultimi venti anni e compresa quella degli ultimi cinque, la butterebbe volentieri al macero. La tentazione del grillismo è dietro l’angolo di ogni lista, ma Palumbo non si limita ad urlare “mani in alto”.
Nella sua lista di idee per la città, ad esempio, è prevista la liberalizzazione degli orari e della somministrazione degli alcolici, divieto imposto proprio dalla legislatura uscente di Fabio Federico di cui Di Ianni era vice sindaco e a tutti gli effetti portatore di testimone. Impietoso anche il suo giudizio sulla gestione della raccolta differenziata, portata avanti dall’ex assessore Mauro Tirabassi che, di Palumbo, è “compagno” di lista.
Per Palumbo, anzi, non può esistere la continuità di “un progetto politico che non è mai esistito” e, a chiare lettere, annuncia che non darà alcuna indicazione di voto per il primo cittadino e, di certo, Di Ianni non lo voterà neanche lui, tanto più che è residente in un altro Comune.
Accade così, quando ci si candida indipendente-mente: per scelta o per costrizione.
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